'Ndrangheta, blitz e 334 arresti: coinvolti politici, avvocati e un colonnello dei carabinieri. «Come il maxiprocesso di Falcone»

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Una operazione enorme, paragonabile forse allo storico maxiprocesso di mafia istruito da Giovanni Falcone negli anni '80. Politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni figurano tra gli arrestati della maxi operazione "Rinascita-Scott", condotta all'alba dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro contro la 'ndrangheta. 

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L'arresto di 334 persone ha consentito agli investigatori di individuare e disarticolare gli assetti della 'ndrangheta vibonese in tutto il territorio nazionale e all'estero facendo emergere cointeressenze con personaggi del mondo politico e dell'imprenditoria. Inoltre sono stati documentati summit di 'ndrangheta finalizzati al conferimento di promozioni e di incarichi ad affiliati di rilievo. I carabinieri  hanno così acquisito elementi di riscontro in merito alle formule rituali utilizzate dai sodali per l'assegnazione del grado di
«tre quartino».
 
 

I POLITICI COINVOLTI Oltre all'ex parlamentare di Forza Italia, l'avvocato Giancarlo Pittelli, accusato di associazione mafiosa, tra gli arrestati nell'operazione «Rinascita-Scott», c'è il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, del Pd, l'ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino (ai domiciliari) e il segretario del Psi calabrese Luigi Incarnato (domiciliari). Il gip ha imposto il divieto di dimora in Calabria per l'ex parlamentare ed ex assessore regionale del Pd Nicola Adamo, indagato per traffico di influenze. Tra gli arrestati c'è anche l'ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, adesso comandante provinciale a Teramo.
 
CONOSCENZE PITTELLI A DISPOSIZIONE COSCHE L'avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Fi, «avrebbe messo sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d'ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale». È quanto riferiscono gli investigatori dei carabinieri in relazione alla posizione del legale, arrestato con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione «Rinascita-Scott».

Dalle indagini sarebbero emersi anche i rapporti diretti tra Pittelli, iscritto al Grande Oriente d'Italia, e Luigi Mancuso, uno dei boss dell'omonima cosca. Tra gli arrestati c'è anche Pietro Giamborino, ex consigliere regionale del Pd, ritenuto «formalmente affiliato alla locale di Piscopio». Il politico, secondo l'accusa, avrebbe intessuto legami con alcuni dei più importanti appartenenti alla 'ndrangheta vibonese per garantirsi voti ed appoggi necessari alla sua ascesa politica, divenendo, di fatto, «uno stabile collegamento dell'associazione con la politica calabrese, funzionale alla concessione illecita di appalti pubblici e di posti di lavoro per affiliati o soggetti comunque contigui alla consorteria».

Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, eletto con il Pd ma poi uscito dal Pd e recentemente avvicinatosi al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, di Fi, al quale ha espresso il suo sostegno alla candidatura alle prossime regionali, secondo l'accusa, grazie al suo ruolo politico ed amministrativo, avrebbe tenuto condotte amministrative illecite e favorevoli alle cosche, garantendo ad alcuni indagati benefici nella gestione di attività imprenditoriali. Tra gli arrestati figurano anche Filippo Nesci, comandante della Polizia municipale di Vibo Valentia, ritenuto responsabile di episodi di corruzione in favore di esponenti dell'associazione, ed Enrico Caria, all'epoca dei fatti comandante della Polizia locale di Pizzo che, in concorso con Callipo, avrebbe agito nell'interesse dei Mazzotta, egemoni sul territorio, adottando condotte perlopiù omissive.

UFFICIALE CC TRASFERITO IN CARCERE MILITARE Tenente colonnello 52enne, Giorgio Naselli aveva preso possesso del comando provinciale carabinieri di Teramo il 19 settembre 2017, proveniente dal comando del reparto operativo di Catanzaro. Sposato con 4 figli, tarantino di Castellaneta, formazione all'Accademia, nella sua carriera ha all'attivo il servizio nel Battaglione di Bari e nel nucleo o operativo della Compagnia di Bagheria nel Palermitano. Prima era stato in forze a Viadana, nel Mantovano, e poi per quattro anni alla Base Nato di Napoli come responsabile della sezione operazioni di sicurezza. Da maggiore aveva diretto successivamente la Compagnia di Manfredonia.

Un cosiddetto uomo del fronte, abituato a gestire situazioni delicate e complesse indagini contro 'Ndrangheta e cosche mafiose siciliane. Il saluto alla cittadinanza l'aveva consegnato alla stampa pochi giorni prima dello scorso 19 ottobre, quando aveva preso servizio come nuovo vice comandante del Gruppo Sportivo Carabinieri, il nucleo organizzativo dell'Arma nel settore sportivo con compiti di addestramento e agonistici nelle diverse discipline olimpiche. Naselli è stato arrestato alle prime ore del mattino ed è stato trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove ha già incontrato il suo legale.

GRATTERI: COSTRETTI AD ANTICIPARE PER FUGA DI NOTIZIE È scattato con 24 ore di anticipo il blitz dei carabinieri che ha portato all'arresto di 334 persone «perché i boss sapevano che l'avevamo programmato per domattina».
A dirlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Tra gli arrestati figura anche un cancelliere del Tribunale di Vibo. «Capite - ha aggiunto - cosa vuole dire, nell'arco di 24 ore, spostare 3000 uomini. E una cosa da folli ma ieri sera, dopo una riunione drammatica abbiamo sentito che i vertici della cosca sapevano. È stato il panico. Allora bisognava essere folli, anticipare. Nella stanza non si respirava più. Ma grazie a questa grande squadra sono arrivati carabinieri da tutte le parti». «Sapevamo - ha proseguito Gratteri - che il boss Luigi Mancuso tornava da Milano e sapevamo che non l'avremmo più visto. Gli uomini del reparto speciale del Gis sono saliti sul treno e l'hanno tenuto sotto controllo per tutto il viaggio e non se ne è accorto. A Lamezia non ha neanche capito cosa succedeva, è stato preso e portato via in caserma». 


MAXIBLITZ L'imponente operazione dei Carabinieri ancora in corso è frutto di articolate indagini durate anni, e oltre alla Calabria interessa varie regioni d'Italia dove la 'ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardi, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria in collaborazione con le locali forze di Polizia e in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall'autorità giudiziaria di Catanzaro.

Nel blitz sono impegnati 2500 Carabinieri del Ros e dei Comandi provinciali che in queste ore stanno lavorando sul territorio nazionale supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Dicembre 2019, 17:04
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