Ferito probabilmente in una rissa, colpito con forza con una chiave che è penetrata nella sua nuca, bloccandosi nel tessuto del cervello. È quanto accaduto ieri a Napoli a un ragazzo di 12 anni della zona occidentale, tra i quartieri di Rione Traiano e Pianura, che è stato portato nel primo pomeriggio all'ospedale pediatrico Santobono. Il giovane è stato sottoposto a visita e poi operato, con i chirurghi che hanno estratto la chiave dalla sua testa, tirandolo fuori dal pericolo di vita. È ora monitorato nel reparto di Neurochirurgia.
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«È arrivato ieri - spiega il direttore del Santobono Rodolfo Conenna - nel primo pomeriggio, lo abbiamo esaminato senza rilevare danni neurologici e quindi lo abbiamo operato, togliendo la chiave, che era entrata dalla nuca, dal tessuto cerebrale. Ora è ricoverato in l'osservazione, c'è ancora un rischio di possibile infezione, ma non preoccupa». Un'azione molto violenta quella subita dal ragazzino partenopeo che è stato salvato da possibili complicazioni gravi dai medici dell'ospedale partenopeo sempre più spesso alle prese con episodi di violenza tra minorenni.
«Nelle nostre corsie - spiega Conenna all'ANSA - nel nostro pronto soccorso abbiamo una vita molto scandita in questo periodo, episodi che manifestano disagio, da risse e gesti violenti, una sensazione generale che arriva ai medici che operano sui giovanissimi.
Le notizie di risse, e anche di accoltellamenti, vengono da Napoli e da tante città italiane, in un corso che il Santobono analizza dal punto di vista medico e condivide anche con i colleghi di altri ospedali pediatrici d'Italia: «Siamo in contatto permanente - spiega Conenna - con i colleghi degli altri ospedali del Paese e abbiamo tutti questa sensazione sui giovani trasmessa dai pazienti che arrivano. La rabbia viene trasmessa ai coetanei con atti violenti ma anche a se stessi con un forte aumento di casi di autolesionismo e tentativi di suicidio. Ci sono anche tanti bambini che smettono di comunicare con l'esterno e vanno in diagnosi di autismo. Il primo obiettivo da affrontare è quindi l'ascolto in famiglia e da parte del medico o pediatra di base, perché se un ragazzino arriva in ospedale vuol dire che la sua salute psicologica è già compromessa». Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli: «Non passa giorno - spiega - senza che ci vengano segnalati episodi di violenza tra e verso ragazzini spesso anche con meno di 10 anni. Una violenza senza precedenti».
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Aprile 2022, 13:51
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