Dieci minuti di applausi al Teatro San Carlo per "I fratelli De Filippo": il film di Rubini incanta il pubblico

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di Mario Fabbroni

Dieci minuti di applausi a scena aperta. Dedicati al regista Sergio Rubini e ai 1200 attori del cast che vede tra i protagonisti Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, Biagio Izzo, Susy Del Giudice, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito. Il Teatro San Carlo di Napoli si lascia conquistare (e addirittura commuovere) per la proiezione in anteprima del film “I fratelli De Filippo”, ovvero la storia degli albori e delle vicissitudini familiari di quelli che poi sarebbero diventati tre “giganti” del teatro italiano e internazionale: Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. «Ammirata», si definisce Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato. «Onorato di essere napoletano», sono le parole di Roberto Fico, Presidente della Camera. Mentre il sindaco Gaetano Manfredi punta sulla «lezione che ne vien fuori: quella di un popolo che con tenacia e dignità non si arrende mai, e che saprà risplendere pure stavolta».


Una pellicola che il produttore Agostino Saccà, dal palcoscenico dove nel 1945 per la prima volta fu rappresentata “Napoli milionaria”, non esita a definire «un filmone». Che non nasconde certo ambizioni di consacrazione. Ci sono i 1200 attori («nessuna comparsa, sono tutti attori veri»), i 48 giorni di girato cinematografico nella Napoli dominata dalla seconda ondata del Covid, le spese per i costumi rigorosamente come nei primi decenni del Novecento («35mila solo per le scarpe di scena», ride Saccà). Ma il risultato finale della pellicola sostenuta da Pepito Produzioni, Nuovo Teatro, Rs Productions e Rai Cinema li vale. Eccome. 
«I tre fratelli De Filippo giovani forse non li conosce nessuno - dice Mario Autore, cui è toccato interpretare Eduardo -. Non esistono documenti reali, tranne poche foto: e questo è stato un bene, perché abbiamo avuto una certa libertà nel rappresentare questi personaggi, nel somigliare alla loro personalità ma al tempo stesso allontanadosene. Basti pensare alla statura di Eduardo...». 


Sergio Rubini è il più commosso: «Un lavoro meticoloso e rispettoso del talento, con la presenza costante di Napoli nella narrazione. I De Filippo rappresentano un pezzo importante della storia d’Italia. È la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte». 
Con una Anna Ferraioli Ravel nei panni di Titina, grande protagonista che viene fuori in ogni passaggio, specie quelli burrascosi, della vita che i tre De Filippo conducono all’ombra della famiglia Scarpetta. Il loro padre si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta non riconosce i tre figli naturali avuti con la bella Luisa De Filippo ma li introduce fin da bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono l’eredità. Mentre a Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, il suo grande talento, che invece non è toccato al figlio legittimo Vincenzo, anche lui attore e drammaturgo. «Titina ha un grande amore per i fratelli, è l’autentico collante del trio che viene sognato, avversato, annientato ma che poi trionfa - dice Anna Ferraioli Ravel - prima con la commedia “Sik Sik” e poi con una delle pietre miliari della scrittura e dell’interpretazione di Eduardo: “Natale in casa Cupiello”». 
Il film si conclude proprio a questo punto.

Con i tre giovani De Filippo che uniscono le forze e danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al futuro. È la nascita nel Neorealismo. 


“I fratelli De Filippo” va assolutamente visto al cinema il 13, 14 e 15 dicembre. Anche per specchiarsi nell’arte di saper ridere perfino delle proprie miserie ma risollevandosi sempre. Anzi, innovando. Come capita ancora oggi all’Italia che vuole voltare pagina dopo la pandemia. 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Dicembre 2021, 13:31
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