Padre, da quanto tempo sapeva del peggioramento delle condizioni di Nadia?
«Da una settimana circa. Mi ha chiamato il suo collega Massimiliano e mi ha detto che Nadia era ormai alla fine. Io sgomento gli ho risposto “già siamo a questo punto?” E lui, piangendo mi detto che non c'erano più speranze».
Nadia Toffa è morta. Venerdì i funerali a Brescia. Aveva 40 anni
Perché Nadia ha voluto che fosse proprio lei a celebrare i suoi funerali?
«In primis perché in questi anni tra noi si è creato un rapporto di grande stima e fiducia. La battaglia contro la terra dei fuochi è finita per diventare la sua battaglia. Lei è sempre stata amabile. È venuta qui non soltanto per documentare i veleni che vengono sversati ma anche per raccontare le storie. Poi nel tempo sono diventato il suo padre spirituale».
Quindi la scelta di far celebrare a lei i funerali ha un significato preciso?
«Si. Nadia ci ha voluto fare l'ultimo regalo riaccendendo nuovamente i riflettori sulla terra dei fuochi».
Lei ha sentito Nadia anche nei momenti difficili della malattia. Ha mai percepito paura, inquietudine, smarrimento?
«Nadia non ha mai avuto paura della morte e tuttavia era una donna assetata della vita».
Negli ultimi tempi però deve essere stata dura per lei affrontare questo percorso.
«Sicuramente ha attraversato momenti di grande difficoltà. Ma non ha mai smesso di seguire i suoi ideali»
In che senso?
«In primavera le mandai un video pregandola di condividerlo sui social. In quelle immagini erano mostrati centinaia di sacchi con ritagli di tessuto, la risulta delle industrie a nero che qui come altrove proliferano senza sosta e senza regole. Lei fece un appello a tutti affinché condividessero queste immagini di illegalità e morte. Fu un successo nella comunicazione».
Poi, cosa accadde?
L'ultimo contatto tra lei e Nadia a quando risale?
«È stato il 31 luglio scorso. Ero a Roma, in chiesa e stavo pregando Gesù. Le scrissi che avevo affidato a Gesù le intenzioni per la sua guarigione. Quel messaggio però non è stato mai visualizzato».
Lei ha parlato di "regalo" in quanto Nadia, anche nella morte, è riuscita a riaccendere l'attenzione sulla problematica della terra dei fuochi. Perché era così sensibile a un tema del genere?
«Perché Nadia conosceva benissimo la realtà in cui viviamo. E Brescia non sta meglio di noi. Nella terra dei fuochi si continua a morire, purtroppo»
Lei ritiene che Nadia sia una vittima della terra dei fuochi?
«Si, questi tumori così aggressivi devono generare più di qualche dubbio».
Qual è il suo ricordo più bello legato a Nadia?
«Vedo lei accanto al capezzale di una giovane mamma moribonda. Nadia le teneva la mano mentre questa donna,disperata, volgeva lo sguardo alla sua figlioletta di pochi mesi: 'Ho il terrore di lasciarla sola'- diceva. Nadia le accarezzava la testa e la rincuorava come una sorella. Si era creata una intimità tale che io sentii di farmi da parte. Una volta usciti da quella casa Nadia disperata mi chiese: 'Perché padre, perché?'. Domande che non hanno risposte».
Qual e invece la frase di Nadia che ricorda con maggiore tenerezza?
«Diceva “Le mamme non dovrebbero mai accompagnare i figli al camposanto”. E Nadia ne ha conosciute tante di mamme che hanno perso i loro bambini a causa di tumori devastanti».
Lei partirà il giorno di Ferragosto e non da solo.
«Alcune mamme della Terra dei fuochi come Marzia, Lucia che hanno perso i loro figli a causa dei veleni sprigionati dai roghi tossici verranno con me. È un modo per ringraziarla»
Tanta gente le è grata...
«Di sicuro gli abitanti della terra dei fuochi. Enzo Tosti portavoce della rete di cittadinanza e comunità costituita in Terre dei fuochi ha pubblicato centinaia di messaggi rivolti a Nadia» .
Un'ultima domanda, la fede. Nadia era credente?
«Nadia era credente. Una creatura spirituale. In ogni caso credo tutti lo siamo. A volte mi chiedo se esiste davvero un ateo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Agosto 2019, 13:03
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