Addio alle stelle del Jazz: Konitz, dopo Roney e Marsalis. Il Covid cancella il ritmo di club

Addio alle stelle del Jazz: Konitz, dopo Roney e Marsalis. Il Covid cancella il ritmo di club

di Rita Vecchio
Il sassofonista bianco, uno dei più grandi del cool jazz statunitense, ucciso dal coronavirus. Si spegne così Lee Konitz al Lenox Hill Hospital di New York. 92 anni trascorsi immerso nel jazz (una delle ultime apparizioni proprio nel live per il suo compleanno). Collaborò con nomi come Miles Davis - con cui registrò Birth of the Cool - Gil Evans, Russel, Mingus, Coleman, Jones, Gillespie. Un solista riflessivo, un sax contralto audace e originale: era nato a Chicago nel 1927 da emigrati ebrei. Prima lo studio del clarinetto, poi del sassofono.

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Al seguito del pianista Lennie Tristano a New York, stringe amicizia con Charlie Parker. Poi i concerti nel mondo, tutto con umiltà. Non un manager che lo seguisse, nessuna promozione: solo lui, il suo sax e il suo jazz. La sua improvvisazione era tutta ispirazione, fuori da ogni virtuosismo tecnico: «Sono costantemente stupito ancora dal miracolo dell’improvvisazione», diceva a chi aveva la fortuna di incontrarlo. «Ti intriga tutta la vita: nell’improvvisare ho il vantaggio della sorpresa». 

Konitz è il secondo collaboratore di spicco di Miles Davis morto per coronavirus: Wallace Roney, vincitore di un Grammy proprio per A Tribute to Miles, è morto due settimane fa all’età di 59 anni all’ospedale di Paterson, nel New Jersey. I concerti con Art Blakey, i Jazz Messengers, e Tony Williams, le rielaborazioni orchestrali degli album di Davis Sketches of Spain e Porgy and Bess. il batterista che aveva suonato al fianco di Herbie Hancock e Wayne Shorter nel secondo grande quintetto di Miles Davis, a cui spesso era paragonato: «Non mi stanco mai dei paragoni con lui, mi stanco dei critici che cercano di trasformarlo in qualcosa di brutto».

Altre tre sono le vittime del COVID-19. Ellis Marsalis, pianista leggenda e tra i fautori del jazz di New Orleans, muore a 85 anni. Bucky Pizzarelli, chitarrista pilastro della scena jazzistica di New York degli anni ‘70. Da Sinatra a Goodman, esibendosi spesso anche con il suo celebre figlio John. Aveva 94 anni. E il sassofonista camerunese Manu Dibango all’età di 86 anni. Soprannominato Papy Groove, è stato un gigante della musica afro, influenzando artisti da Herbie Hancock a Enzo Avitabile e Jovanotti.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Aprile 2020, 13:11
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