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«Eppure la città è deserta - prosegue la titolare dello stabilimento balneare - dopo mesi di lockdown e sacrifici, se l'avessimo saputo, non avremmo mai riaperto». «Per quanto riguarda i problemi con i bulgari - aggiunge - sono loro a non volersi in alcun modo integrare.
A Mondragone ci sono comunità di polacchi, albanesi e ucraini, tutti sono ormai nostri concittadini, e con nessuno c'è mai stato alcun problema». In spiaggia, sia negli stabilimenti che in quelle libere, ci sono quasi esclusivamente residenti di Mondragone. C'è però una famiglia di Napoli con ombrellone e sdraio. «Prima di venire ci siamo informati bene, e ovviamente non abbiamo letto giornali o social - dice Salvatore - così ho capito che non ha alcun senso aver paura. Non c'è poi tutta questa emergenza sanitaria, per cui ho deciso di portare qui mia moglie ed i figli piccoli, come faccio da anni». Al Lido Sinuessa, Aldo, mondragonese con una nonna di origine russa deportata ad Auschwitz, è seduto al bar, e guarda con rabbia quanto sta accadendo. «Mondragone è sempre stata una città multietnica, come dimostra la mia storia personale, quello che sta accadendo con i bulgari è solo colpa di quest'ultimi, che non vogliono adeguarsi alle regole civili. Abbiamo accolto tutti, ma avere un ghetto degradato e senza regole in pieno centro è qualcosa che non si può più tollerare. Abbiamo una storia millenaria, con una città romana sommersa come Sinuessa, eccellenze alimentari, come la mozzarella ed il vino Falerno, mare pulito, visto che qui i depuratori funzionano molto bene. Vedere le spiagge vuote in una domenica di fine giugno - conclude - fa molto male».
Ultimo aggiornamento: Domenica 28 Giugno 2020, 17:25
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