Migranti, barcone si spezza al largo di Crotone: almeno 59 morti e 80 superstiti. Ira ong: «Non soccorrere è un crimine»

L'imbarcazione non ha retto al mare agitato. Proseguono le ricerche in mare

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di Redazione web

Dramma migrantiCrotone. È di 59 vittime accertate e 80 superstiti il bilancio momentaneo del naufragio di un barcone carico di migranti fatto dal Centro coordinamento soccorsi attivato nella Prefettura di Crotone. Degli 80 superstiti, 21 sono stati portati in ospedale ed uno di loro è grave. Tra i migranti morti almeno un neonato e molti bambini.

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Medico: «Cadaveri galleggiavano ovunque»

«Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto». A raccontarlo è Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare. «Abbiamo i due che tenevano in alto un bambino - aggiunge - e siamo riusciti a recuperarli. Erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo ma aveva i polmoni pieni d'acqua. Aveva 7 anni».

La rabbia delle Ong

La tragedia di Crotone è «frutto di precise scelte politiche» perché «non soccorrere è un crimine». Si leva alta la voce delle Ong dopo la morte di 58 migranti - questo al momento il triste bilancio - per il naufragio di un caicco avvenuto all'alba davanti alle coste del Crotonese: le critiche senza mezzi termini investono l'Italia ma anche l'Europa. E il ricordo di Unicef va al piccolo Aylan, il bambino profugo morto nell'ottobre del 2015 su una spiaggia turca le cui immagini fecero il giro del mondo: «Non ci era bastata quella terribile immagine?».

«Dolore e sgomento» twitta SeaWatch, l'organizzazione tedesca no-profit che opera nel Mediterraneo centrale, che rimarca: «Intollerabile che l'unica via d'accesso all'Europa sia il mare. L'assenza di missione di ricerca e soccorso europea è un crimine che si ripete ogni giorno». Per Sergio Di Dato, capo progetto People on the Move, Medici Senza Frontiere, il naufragio «è un pugno sullo stomaco, non ci sono altre parole»: «Nel Mediterraneo si continua a morire in modo incessante in un desolante vuoto di capacità di soccorso. A poche decine di chilometri dalle coste italiane, quando la meta era davanti agli occhi, è annegato il futuro di decine di persone che cercavano una vita più sicura in Europa. E' umanamente inaccettabile e incomprensibile perché siamo sempre qui a assistere a tragedie evitabili». Msf ha dato la disponibilità alle autorità per attivare un primo soccorso psicologico per i sopravvissuti.

Pesante il j'accuse di Emergency: «Il dramma di Crotone é il frutto di precise scelte politiche che impediscono vie di accesso legali e sicure all'Europa. Con la Life Support continueremo a fare la nostra parte, a soccorrere chi è in difficoltà e a salvare vite, ma i fatti dimostrano che è necessario che l'Italia e l'Europa organizzino una missione di ricerca e soccorso, mettano mano a una riforma del sistema di accesso, asilo e accoglienza e aprano vie legali di ingresso per chi cerca una possibilità».

Non accetta frasi fatte come «mai più» Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia: «Le immagini di questi corpi e di queste donne ci rimandano a Aylan e a tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni. Tutti quelli che oggi si stupiscono o si indignano le hanno già viste tragedie simili. Il nostro, il mio personale dolore oggi è un invito a non dividersi più. Non è più il tempo dell'indifferenza. La politica deve fare un salto di qualità e non salire su queste vicende, chi prima e chi dopo, per contrastarsi. Ci vuole buon senso e dialogo e speriamo che gli impegni che stiamo ascoltando in questi momenti e dettati dal dolore prosegano perché altrimenti domani mattina il rischio è che tutto questo torni nell'indifferenza. La domanda che mi pongo è: di nuovo abbiamo dovuto vedere i corpi dei bambini morti e delle mamme morte per poterci indignare? Non c'era bastato Aylan? Basta, mai più, adesso bisogna trovare soluzioni, lo si può fare, la politica lo può fare». Filippo Ungaro, direttore della Comunicazione di Save the Children Italia, critica le politiche italiane ed europee: «Ancora una volta, l'ennesima, ci troviamo a piangere la morte ingiusta di chi cerca un futuro migliore in fuga da guerre e povertà. Mentre la politica, in Italia e in Europa, pensa di risolvere con muri e restrizioni per le Ong».

 

Fermato il sospetto scafista

È stata sottoposta a fermo dai carabinieri e dalla guardia di finanza la persona sulla quale erano in corso accertamenti perché sospettato di essere lo scafista del barcone naufragato a Cutro. Si tratta di un cittadino turco la cui posizione è ora al vaglio della magistratura. Secondo quanto si è appreso, tra i relitti sarebbe stato trovato anche il documento di un altro soggetto che al momento non è stato rintracciato e che potrebbe essere fuggito o figurare tra i dispersi o le vittime.

Incertezza sul numero di vittime

Potrebbero essere più di 100 le vittime del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto all'alba a Steccato di Cutro. L'incertezza è dovuta al fanno che i soccorritori non hanno un numero attendibile delle persone a bordo. Secondo alcuni superstiti sarebbero stati circa 180. Per altri molti di più, almeno 250. Un accertamento reso difficile dal fatto che non parlano inglese. L'imbarcazione - su cui viaggiavano migranti in arrivo da Iran, Afghanistan e Pakistan - sarebbe finita contro gli scogli a causa del mare agitato. I cadaveri sono stati ritrovati in spiaggia, in località Steccato a Cutro. 

Il racconto dei superstiti: «Eravamo in 250»

È destinato ad aggravarsi il bilancio delle vittime del naufragio di migranti a «Steccato» di Cutro.

I superstiti trovati sulla spiaggia hanno raccontato ai soccorritori, infatti, che sul peschereccio su cui viaggiavano, che si è spezzato in due a causa del mare molto mosso, erano almeno in 250. L'ipotesi che viene fatta da investigatori e soccorritori è che le vittime del naufragio siano dunque molte di più delle decine accertate fino adesso.

Lo strazio dei superstiti: lacrime senza parole

Piangono senza parlare, avvolti in un dolore terribile e muto, i circa 60 migranti superstiti del naufragio a Cutro che sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e sono avvolti da coperte, riuniti, con lo sguardo fisso nel vuoto, in una delle sale del centro di accoglienza, accomunati dal dolore e dalla disperazione. Una donna, che ha il naso fratturato, grida disperata il nome del figlio che non trova più.

L'allarme con una chiamata internazionale alla Gdf

È stata una telefonata giunta verso le 4 al reparto operativo aeronavale della Guardia di finanzia di Vibo Valentia a fare scattare l'allarme per la tragedia verificatasi a Steccato di Cutro. Nella telefonata non sono state fornite notizie dell'incidente a causa di un inglese poco comprensibile di colui che ha chiamato. Gli operatori della centrale operativa, tuttavia, hanno intuito che potesse essere successo qualcosa ed hanno allertato le forze dell'ordine di Crotone.

Giorgia Meloni: profondo dolore, non speculare sui morti

«Profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini». Lo dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il naufragio in Calabria sottolineando che «si commenta da sé l'azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l'illusione di un'immigrazione senza regole». Il governo, aggiunge, «è impegnato a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza».

Piantedosi: «Tragedia immane, vanno bloccate le partenze»

Il naufragio avvenuto in Calabria è una «tragedia immane» che «mi addolora profondamente e ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate». Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sottolineando che «è fondamentale proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze» dei migranti.

«È una tragedia immane - ribadisce il titolare del Viminale - che dimostra come sia assolutamente necessario contrastare con fermezza le filiere dell'immigrazione irregolare, in cui operano scafisti senza scrupoli che pur di arricchirsi organizzano questi viaggi improvvisati, con imbarcazioni inadeguate e in condizioni proibitive». Dunque «è fondamentale» fermare le partenze ed è fondamentale «che non vengano in alcun modo incoraggiate traversate che, sfruttando il miraggio illusorio di una vita migliore, alimentano la filiera dei trafficanti e determinano sciagure come quella di oggi».

Il presidente del Lazio Rocca: ancora una strage evitabile

«Ancora una strage di migranti in mare. Ancora la morte per decine di persone, tra cui donne e bambini la cui sola colpa è quella di cercare una vita migliore. Nessuno dovrebbe fare questa fine. L'ennesima strage evitabile con adeguate politiche europee e con una efficace cooperazione tra governi. Grazie di cuore a tutti i soccorritori impegnati in queste ore e una preghiera per le vittime». Così Francesco Rocca, Presidente della Regione Lazio.

Il presidente Occhiuto: Calabria in lutto, dov'è l'Europa?

«Un barcone che trasportava migranti si è spezzato, a causa del mare in tempesta, davanti alle coste calabresi di Steccato di Cutro, a una trentina di chilometri da Crotone. Decine e decine di morti annegati, tra di loro anche bambini, tanti i dispersi. La Calabria è in lutto per questa immane tragedia - scrive in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria -. La Giunta regionale esprime sincero cordoglio per le vittime di questo naufragio. Ringrazio coloro che si stanno adoperando per tentare di trovare dei superstiti e per assistere i sopravvissuti, condotti nei vicini presidi ospedalieri e nel Cara di Isola di Capo Rizzuto. In queste ore sono in campo i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di finanza, la Guardia costiera, i Vigili del fuoco, la Croce Rossa, la Capitaneria di porto, la Protezione Civile. In Calabria nel 2022 sono arrivati circa 18mila immigrati clandestini, la stragrande maggioranza dei quali a Roccella Jonica, un Comune in provincia di Reggio Calabria diventato ormai punto di approdo delle rotte illegali dei mercanti di esseri umani. I calabresi - un popolo che ha conosciuto il dramma dell'emigrazione - hanno accolto questi migranti, senza alzare polveroni e senza causare tensioni, ma la situazione sta davvero diventando ingestibile. Cosa ha fatto l'Unione europea in tutti questi anni? Dov'è l'Europa che dovrebbe garantire sicurezza e legalità? Che fine hanno fatto le operazioni di dialogo con i Paesi d'origine dei migranti? Tutte domande che, purtroppo, ad oggi non hanno alcuna risposta. E chi sta nei territori, a stretto contatto con la realtà di tutti i giorni, è costretto a gestire le emergenze e a piangere i morti».

Il sindaco di Cutro: «Il mare continua a restituire corpi»

«È qualcosa che non si vorrebbe mai vedere. Il mare continua a restituire corpi. Tra le vittime ci sono donne e bambini». A dirlo all'Adnkronos Antonio Ceraso sindaco di Cutro, il comune del crotonese dove è avvenuto il naufragio che conta almeno una trentina migranti morti. L'imbarcazione a causa del mare in tempesta si è spezzata e come racconta il sindaco «si vedono i resti del barcone su 200-300 metri di costa». «In passato c'erano stati sbarchi ma mai una tragedia così. Ora sto andando in prefettura per fare il punto con le autorità», spiega il sindaco.

 

Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Febbraio 2023, 17:58
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