primi a scendere dalla nave Humanity ormeggiata nel porto di Catania sono stati tre bambine e un neonato. Dopo di loro, un fiume di minori non accompagnati, oltre un centinaio. E poi donne e uomini trasportati sulle sedie, stremati dal viaggio nel Mediterraneo. Ecco i cosiddetti fragili che hanno avuto il permesso di sbarco, in base al decreto del governo sui flussi migratori.
Per dire quanto è debilitante la traversata del Mediterraneo: sulla nave della Ong che batte bandiera tedesca c’erano 179 migranti. Sono state fatte sbarcare dagli ispettori degli Uffici di sanità marittima 155 persone. A bordo sono rimasti in 35, tutti uomini adulti senza problemi medici: per loro non c’è una soluzione in vista. E nel corso della giornata la scena si è ripetuta con la seconda nave entrata in porto con un carico di migranti salvati nel Canale di Sicilia: sulla Geo Barents, natante di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, i naufraghi sono 572. Sulla banchina del porto le tende della Croce rossa hanno accolto solo donne, bambini e soggetti fragili: alle 20 erano già scesi 56 minori non accompagnati, 3 donne e 41 componenti di nuclei familiari, tra cui uno con una bimba di 11 mesi con il labbro leporino e con problemi di deglutizione. Le operazioni sono durate fino a notte fonda. Per gli adulti in salute, divieto di sbarco. Il loro destino è più che mai incerto. I capitani delle due Ong hanno già annunciato che non lasceranno il porto finché a tutti i migranti non sarà stato permesso di sbarcare. «Ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, ma io non posso, dobbiamo trovare una soluzione qui» ha detto il capitano della Humanity 1, Joachim Ebeling.
A Catania è andato in scena l’atto 1 dell’annunciato giro di vite del governo per fronteggiare l’emergenza sbarchi, ma il quadro è tutt’altro che chiaro.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Novembre 2022, 06:00
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