Messina Denaro, le intercettazioni: «Qui come prima e più di prima». Le voci sulla morte e il panico nel clan

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Come ha fatto Matteo Messina Denaro a restare praticamente invisibile per trent'anni, nonostante la latitanza e il fatto di essere il più ricercato in Italia e tra i più ricercati d'Europa? A una settimana dall'arresto del superboss della mafia che sembrava inafferrabile, nuovi particolari emergono dalle indagini più recenti contro la mafia, comprese le intercettazioni tra gli esponenti di Cosa Nostra e i pizzini con cui 'Diabolik' comunicava con l'esterno.

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Messina Denaro, intercettazioni e pizzini

Il Corriere della Sera pubblica oggi alcuni stralci di intercettazioni in cui si comprende bene il clima che si respirava nella zona di Castelvetrano, feudo del boss, dove continuava a comandare 'iddu', e in cui anche azzardare che Messina Denaro fosse morto poteva portare a pericoli seri. In un'intercettazione tra Piero Di Natale, uno dei principali affiliati del clan di Franco Luppino (luogotenente del boss), e Marco Buffa, cinquantenne inquisito per mafia e droga, Di Natale accusa Buffa di aver messo in giro voci su un presunto decesso del 'padrino'. "Non parlare di questo fatto, perché già la notizia gli è arrivata...", dice. E Buffa reagisce male: "Non accusate a me perché vi vengo ad ammazzare tutti, io a te l'ho detto, ti ho detto 'Secondo me è così'. Finisce a coltellate, non diciamo minchiate". Di Natale a quel punto, dopo averne parlato con Luppino, gli consiglia di chiedere scusa, confermando che il boss era invece vivo e vegeto.

«Sono qui come prima e più di prima»

Le voci sulla salute del boss si rincorrevano già da mesi: d'altronde nel novembre 2020 Messina Denaro si era operato per il tumore al colon all'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, con la falsa identità di Andrea Bonafede, e subito dopo era andato a vivere a Campobello di Mazara. Da qui continuava a comandare, e nei pizzini era molto chiaro: In uno degli ultimi - diceva Di Natale intercettato - gli ha detto salutami a Sandrone e digli che io sono qua come prima, anzi più di prima".

E ancora: "A questo l'ho messo qua, a questo l'ho messo da questa parte, tu se hai bisogno ti puoi rivolgere a questo, tu con questo se hai bisogno rivolgiti a questo...

Io stavo svenendo per la serie di nomi che ci sono stati". Il capomafia dunque impartiva ordini e distribuiva incarichi, assolutamente indisturbato e invisibile nella sua nuova identità rubata, con cui andava al bar o a comprare l'auto in contanti al concessionario. Pochi mesi fa, a settembre, un nuovo blitz della Procura aveva decapitato i clan, con lo stesso Luppino che era finito in carcere: gli inquirenti hanno continuato a cercare il boss, e alla fine lo hanno trovato.

 

Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Febbraio 2023, 13:30
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