Amanda Knox: "Mi manca Meredith, dopo 10 anni mi restano insulti, minacce e galera"

Amanda Knox: "Mi manca Meredith, dopo 10 anni mi restano insulti, minacce e galera"
Dieci anni dopo. «Le mie memorie di Meredith sono sepolte sotto le orribili foto dell'autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo), le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi che sovrapponevano i nostri nomi e le nostre facce, ingiustamente, confondendo la sua morte con la mia identità».



Così Amanda Knox ricorda su Westside Seattle la vicenda giudiziaria seguita alla morte di Meredith Kercher, avvenuta 10 anni fa a Perugia.

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"MI MANCA MEREDITH, GRATA PER IL TEMPO INSIEME" «Non sopporto che i miei ricordi» di Meredith «siano sepolti sotto anni di sofferenza che io e Raffaele abbiamo sopportato dopo il suo omicidio». È quanto scrive Amanda Knox in un ricordo pubblicato da Westside Seattle. «Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme», dice Amanda a 10 anni dalla morte.

"HO IL DIRITTO DI PIANGERLA ANCHE IO" «Ci sono persone che pensano che io non debba avere il diritto di piangere Meredith, persone che credono, ma non è vero, che io abbia avuto a che fare con il suo omicidio» e che pensano «che la mia personale battaglia con la giustizia abbia fatto dimenticare Meredith. Lo scrive Amanda Knox a 10 anni dalla morte della studentessa inglese. In entrambi i casi», queste persone, aggiunge la Knox, «pensano che io e Meredith siamo indissolubilmente legate», e che «non sia giusto che io non abbia perso nulla, mentre lei ha perso tutto. Si sbagliano».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Novembre 2017, 20:53
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