Prosciutto al pugnale e gelato littorio: è bufera sul menu fascista della serata letteraria

Prosciutto al pugnale e gelato littorio: è bufera sul menu fascista della serata letteraria
MILANO Il programma della serata prevede: presentazione del libro «Ravenna fascista. 1920-1925, la conquista del potere», di Alessandro Luparini. Segue dibattito e si conclude in bellezza con una cena. Ma il menu che rievoca le atmosfere del Ventennio è andato di traverso a molti ancora prima di arrivare a tavola: «Prosciutto al pugnale, cappelletti bastonati, tourneados alla squadrista, coppa littoria, vino Nero di Predappio. Prezzo fisso 25 euro».

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Forse l’intento degli ideatori era quella della madeleine di Proust, cibi che suscitano ricordi, tuttavia il risultato è stato un fallimento. Perché sull’evento organizzato per il prossimo 23 maggio al Salone dei Mosaici di Ravenna dall’associazione culturale “Tessere del Novecento” si è scatenata la bufera.

LO SCRITTORE SI DISSOCIA
Appena l’elenco dei piatti è diventato di dominio pubblico, in molti non hanno gradito lo spirito rievocativo e lo stesso Luparini ha preso le distanze dall’operazione nostalgia: «Non voglio generare equivoci sulla serietà e l’assoluta correttezza scientifica del mio lavoro», ha affermato. Storico, direttore della Fondazione Casa Oriani e della biblioteca di storia contemporanea di Ravenna, lo scrittore ha messo in chiaro la sua posizione circa il menu che sarebbe stato assai apprezzato da Benito Mussolini: «Da più parti, più o meno scherzosamente, sono stato invitato a renderne ragione. Sebbene in alcun modo l’istituzione culturale che dirigo sia coinvolta in tale iniziativa, né del resto sia minimamente nominata nell’invito, il ruolo, in qualche modo pubblico, che ricopro mi impone una precisazione». E dunque: «Non sono membro dell’associazione “Tessere del Novecento”, il cui invito onorerò comunque, e non ho avuto parte nell’organizzazione logistica dell’evento, tanto meno nella ideazione del menu “a tema”, da cui non posso che prendere le distanze per non generare equivoci sulla serietà e l’assoluta correttezza scientifica del mio lavoro». Una precisazione che l’autore ritiene necessaria «pur supponendo gli intenti meramente goliardici» della cena, considerato che qualche giorno fa nella stessa sede la presentazione di un libro sul sessantotto è stata allietata da «cocktail Molotov, tartine Gauche caviar e Potere operaio». Luparini ci tiene a ricordare i motivi per cui ha accettato l’invito: «L’ho reputato un modo utile per tornare a riflettere sulla storia del fascismo ravennate. Riflettere in modo critico e rigoroso, sulla base delle fonti documentarie, come si conviene a uno storico, senza il minimo intento apologetico, celebrativo e nostalgico». E quindi senza prosciutto al pugnale e coppa littoria.

«RICERCA FILOLOGICA E IRONIA»
Il presidente dell’associazione “Tessere del Novecento” Piero Casavecchia, intervistato dal Corriere di Romagna, cerca di smorzare la polemica rifacendosi allo spirito filologico dell’iniziativa. «Per coronare la serata abbiamo pensato di mettere a punto un menu d’epoca, in maniera ironica.
Il cappelletto bastonato era un piatto socialista e nel Reggiano era considerato un piatto antifascista; i tourneados fanno parte della cucina futurista. Quanto alla coppa littoria, era un dolce al cioccolato in uso nelle tavole borghesi. Abbiamo fatto una ricerca rigorosa». E assicura: «Non c’è nostalgia o spirito rievocativo, vogliamo ricostruire un periodo storico attinente ai nostri mosaici, senza connotazioni politiche. Così come avverrà il 13 giugno con la presentazione del libro di Giovanni Gualtieri sulla battaglia del grano. L’associazione si occupa di valorizzare il periodo tra le due guerre, il razionalismo e il futurismo». Intanto però la serata di mercoledì pare compromessa. Paolo Cavassini - autore con Saturno Carnaroli dell’altro libro al centro del dibattito, “La vera storia dell’attentato a Muty” - pare non abbia intenzione di partecipare. Carnaroli ci sarà, benché non trovi per nulla divertente l’elenco dei piatti che verranno serviti: «Sul fascismo non c’è mai da scherzare. Ho schiodato le assi che coprivano i mosaici del salone nel 1981, per Ravenna sono i più importanti del Novecento. I temi rappresentati sono la Prima guerra mondiale, le guerre coloniali e poi la guerra di Spagna con aeroplani che bombardano: si tratta di scene di grande drammaticità».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Maggio 2018, 22:37
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