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Allarme meningite, l'esperto: «Meglio vaccinarsi per evitare serie conseguenze»
di Valeria Arnaldi
Professor Massimo Galli, Past President Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali): perché tornano a far paura malattie come la meningite?
«Abbiamo pensato che fossero malattie del passato e, per questo, abbiamo abbassato l'attenzione. Non si è più tentato di raggiungere la copertura vaccinale ottimale. A ciò va aggiunto il tema della globalizzazione che facilita la circolazione di qualsiasi cosa».
Il vaccino è efficace per la prevenzione?
«Sì, la meningite può essere evitata o comunque contenuta. Un esempio: tra le persone vaccinate che hanno avuto la meningite in Toscana, non si è registrato alcun decesso».
Il vaccino del singolo è importante anche per la comunità?
«Certo, perché influenza il carriage, ovvero il fenomeno per cui tutti noi almeno per un po' di tempo nella vita siamo trasportatori di meningococco, che viene diffuso per via aerea. Circa il 10% dei ragazzi tra 15 e 25 anni è portatore».
Quanti sono i vaccini anti meningite?
«Tre. Il monovalente contro il meningococco di sierogruppo C, il monovalente contro il meningococco di sierogruppo B, il tetravalente che protegge dai siero gruppi A, C, W e Y. Normalmente il B si fa a più riprese nel primo anno di vita. Il C dopo il primo anno, già dal tredicesimo mese. Il tetravalente andrebbe fatto a dieci anni da quello C perché è il richiamo del monovalente e garantisce copertura anche da sierogruppi meno frequenti nel nostro Paese».
Ci sono controindicazioni?
«Nessuna, tanto che il vaccino è consigliato alle persone che hanno condizioni particolari di salute: chi non ha la milza, chi ha il diabete giovanile, chi ha l'HIV. Non ci sono rischi neppure in gravidanza».
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