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Mauro Corona: "Sono di sinistra, ma se uno entra in casa mia, io gli sparo"
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di Angela Pederiva
«Sono un uomo di sinistra, ma se uno entra a casa mia, io gli sparo». Vertiginoso come una delle sue arrampicate, schietto come uno dei suoi racconti, affilato come una delle sue sgorbie («ne ho 400 per tagliare il legno, più un fucile da caccia ereditato da mio padre, ma sa che si può fare una strage anche con una motosega, volendo?»), Mauro Corona fa un outing inaspettato, pure per lui.
Davvero avrebbe potuto ammazzare dei ragazzi?
«Se mi sfasciano la casa, che cosa devo fare? Le tragedie non nascono dal ragionamento, ma dall'istinto. Ovvio che, se mi metto a riflettere da uomo di sinistra e da padre di famiglia, non posso sparare. Ma se tu demolisci la mia proprietà e mi sghignazzi pure davanti, e io ho un'arma, è facile che ti spari addosso».
Vale pure per un elettore-intellettuale di sinistra, appunto?
«La destra dice che bisogna sparare, mentre la sinistra dice che non bisogna sparare. Ma non è che si viva sempre con la destra o con la sinistra in testa, si vivono delle situazioni. Ed in certi momenti, quando ti senti umiliato, offeso, deriso, oltraggiato come mi sono sentito io alle 3 e 8 minuti dell'altra notte, può succedere che la testa ti scoppi. E non è che stai a guardare l'orologio, come vorrebbe la nuova legge sulla legittima difesa, per vedere se è abbastanza tardi per poter reagire: ho inseguito quei disgraziati con un'ascia e se li avessi raggiunti li avrei fatti fuori, perché certi barbari vanno educati a sprangate».
Il testo presentato alla Camera era stato scritto male, ha riconosciuto il centrosinistra, promettendo un intervento correttivo al Senato. Ma adesso non teme di passare per un sostenitore del centrodestra?
«So che con queste mie dichiarazioni verrò macellato, ma non me ne frega niente, ho detto quello che avrei fatto senza girarci tanto attorno, perché io non ho bisogno di voti e prebende e vitalizi, come tanti politici che mica capiscono quelli che vengono derubati e picchiati in casa».
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