Matteo Messina Denaro, come è stato preso. L'operazione dei Ros: «Saldato il debito con le vittime della mafia»

La conferenza stampa della Procura di Palermo: ecco come l'hanno preso

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di Redazione web

Nessuna soffiata, nessun collaboratore. La cattura del boss Matteo Messina Denaro è stato il risultato di una indagine tradizionale coordinata dalla Procura di Palermo, da pochi mesi guidata da Maurizio de Lucia

I Carabinieri del Ros e gli uomini del Gis si sono presentati questa mattina poco prima delle otto alla clinica Maddalena di Palermo in attesa che arrivasse un paziente oncologico di nome 'Andrea Bonafede'. L'uomo che usava quel nome e cognome, occhiali scuri e cappellino bianco di lana, si è presentato puntuale per fare il tampone prima di eseguire la seduta di chemioterapia. 

La conferenza stampa della Procura di Palermo: ecco come l'hanno preso

«Siamo particolarmente orgogliosi del lavoro fatto questa mattina, abbiamo catturato l'ultimo stragista dal 1992/1993, era un debito che la Repubblica aveva nei confronti delle vittime». Lo ha detto il Procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia nel corso della conferenza stampa in corso alla Legione Carabinieri Sicilia. Messina Denaro non ha opposto resistenza, confermano i militari dell'Arma, e ha subito riferito di essere proprio il capo Mafia. Per il momento è rimasto in un assoluto silenzio dopo la sua cattura.

«Catturare un latitante pericoloso senza ricorso alla violenza e senza manette è un segno importante per un paese democratico», ha aggiunto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia alla conferenza stampa sull'arresto di Messina Denaro. «Esprimo il mio grazie al collega Paolo Guido che ha portato avanti le indagini in modo magistrale e il mio affetto e riconoscimento all'Arma e al Ros che abbiamo visto lavorare in modo indefesso. Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia. E non abbiamo indicazioni o elementi che possano pensare ad eventuali complicità all'interno della clinica Maddalena, anche perché Messina Denaro si presentava con una identità diversa», continua.

 

«C'è stata una forte accelerazione sulle indagini negli ultimi giorni. L'esito delle indagini del Ros ci portava sempre più a selezione soggetti malati con le caratteristiche dell'ex latitante e da qualche giorno avevamo saputo che il soggetto si dovesse recare in struttura questa mattina. Era ragionevole che fosse lui, ce lo aspettavamo. Ma la certezza l'abbiamo avuta solo stamattina», rivela Maurizio de Lucia. «C'è una fetta di borghesia mafiosa che ha aiutato questa latitanza, su questo abbiamo contezza e ci sono in corso delle indagini».

«È il risultato di un lavoro corale che si è svolto nel tempo, che si è basato sul sacrificio dei carabinieri in tanti anni. L'ultimo periodo, quelle delle feste natalizie, i nostri lo hanno trascorso negli uffici a lavorare e a mettere insieme gli elementi che ogni giorno si arricchivano sempre di più e venivano comunicati. La Procura era aperta anche all'antivigilia, è stato uno sforzo corale», ha spiegato Pasquale Angelosanto, comandante del Ros.

Matteo Messina Denaro, le condizioni di salute del boss mafioso

«L'aspetto sanitario è stato rilevante, uno degli eventi che ti costringe ad uscire allo scoperto.

Certamente non abbiamo trovato un uomo distrutto e in bassa fortuna. Era in apparente buona salute, assolutamente curato. Insomma, un profilo di un uomo di 60 anni in buone condizioni economiche», ha spiegato il Procuratore aggiunto Paolo Guido in conferenza stampa. Poi un particolare rivelato dagli investigatori: quando è stato catturato Messina Denaro aveva al polso «un signor orologio». Non era armato e non aveva alcuna protezione particolare, tipo un giubbotto anti-proiettile.

«Ci è apparso in buona salute e di buon aspetto non ci pare che le sue condizioni siano incompatibili con il carcere». Lo ha detto l'aggiunto di Palermo Paolo Guido alla conferenza stampa sulla cattura del boss Messina Denaro. «Era di buon aspetto, ben vestito, indossava capi di lusso ciò ci induce a dire che le sue condizioni economiche erano buone», ha aggiunto. «Ovviamente sarà curato come ogni cittadino ha diritto essere curato», ha concluso.

«Sono in corso e continueranno attività di approfondimento, perquisizioni a locali e abitazioni a soggetti indagati ed emersi in questo contesto che ha portato alla cattura del latitante». Così il comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, colonnello Fabio Bottino, nella conferenza stampa sull'arresto di Matteo Messina Denaro.

Ma come sono arrivati gli investigatori a quell'uomo che in realtà era Matteo Messina Denaro?

 

Da circa tre mesi gli inquirenti hanno capito che il boss potesse usare quello pseudonimo per curarsi. Dalle intercettazioni di amici e parenti gli inquirenti hanno avuto la conferma che Messina Denaro era gravemente ammalato, tanto da avere subito due interventi importanti. A quel punto, sono iniziate le indagini sui pazienti oncologici con un'età compatibile con quella di Messina Denaro. E tra i nomi sospettati c'era proprio quello di Messina Denaro, alias Andrea Bonafede, nipote di un fedelissimo originario di Campobello di Mazara. Ed ecco che gli inquirenti trovano l'inghippo. Il giorno dell'intervento quel Bonafede non era in clinica. Ecco la conferma che a usare il suo nome era un'altra persona. Forse Messina Denaro? Da qui partono le indagini ancora più serrate. Quando gli investigatori del Ros e del Gis hanno saputo che Bonafede si sarebbe dovuto presentare oggi per la chemioterapia si sono presentati alla Maddalena. Lo hanno atteso e quando è arrivato, dopo il tampone, lo hanno fermato.

Prima ha tentato di allontanarsi, ma la fuga è durata pochi minuti. "Scusi, lei è Matteo Messina Denaro?", gli chiedono. E lui risponde: "Sono io Matteo Messina Denaro". Finisce così, 30 anni dopo la sua fuga, la latitanza della primula rossa.

La scheda con cui era registrato il boss mafioso Matteo Messina Denaro nella clinica palermitana La Maddalena

Si faceva chiamare Andrea Bonafede, negli ospedali presentava una carta d'identità rilasciata dal comune di Campobello di Mazara dove risultava nato il 23 ottobre 1963 e dove sarebbe stato residente in via Marsala. Il boss è nato invece a Castelvetrano il 26 aprile 1962. Il mafioso aveva anche un codice fiscale con i dati relativi a Andrea Bonafede.


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 06:42
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