Massimo ucciso a Torino, il 62enne incastrato dai testimoni: «Quella sera era armato»

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Sembra essere vicino a una soluzione il giallo dell'omicidio di Massimo Melis, 52enne operatore della Croce Verde trovato morto nella sua auto, ucciso con un colpo di pistola alla tempia a Torino. Per l'omicidio è in carcere un 62enne ritenuto responsabile del delitto: a inchiodarlo non solo le immagini di video sorveglianza della zona dove è stato compiuto il delitto e l'esame dei tabulati telefonici, dei messaggi e delle chat, ma anche alcuni testimoni.

Questi ultimi agli agenti della Squadra mobile che hanno condotto le indagini hanno raccontato che l'indagato la sera del delitto era armato con una pistola in mano a breve distanza dal luogo del delitto. Le indagini ora proseguono per valutare eventuali complicità anche a seguito di ulteriori approfondimenti chiesti dalla procura. Tra gli elementi che ancora mancano, il ritrovamento dell'arma con cui è stato commesso il delitto.

 

Il procuratore: «Ha pagato per essere stato altruista»

«Massimo Melis ha pagato per essere stato altruista, disponile verso una persona che gli aveva chiesto aiuto perché spaventata dall'aggressività continua dell'indagato».

Il 62enne indagato si era invaghito dell'amica di Melis con la quale in passato la vittima aveva avuto una relazione e che aveva recentemente ricominciato a frequentare. «L'azione omicidiaria - ha sottolineato Loreto - si è diretta non verso la donna ma verso una terza persona e questo è ancora più grave perché è proprio la volontà punitiva verso la donna che viene considerata un oggetto, un'appartenenza che non ha neppure il diritto di ribellarsi. La morte di un uomo causata da un altro uomo è sempre una cosa ingiusta questa è particolarmente ingiusta».

«Mi sembra importantissimo - ha aggiunto Loreto - che il gip abbia riconosciuto la sussistenza di due aggravanti, una la premeditazione perché l'indagato da circa 2 mesi spiava tutti i movimenti vittima e della signora che suo malgrado ha causato questo impulso omicidiario, ma quello che più mi interessa è che il gip ha riconosciuto come da noi richiesto l'aggravante dei futili motivi. Qui siamo di fronte ad una relazione che chiamarla così è perfino esagerato che si era concretizzata in taluni incontri estivi a cui era seguita la volontà della donna di chiudere la relazione e c'è la totale non accettazione della volontà della donna», ha concluso il procuratore capo. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Novembre 2021, 15:23
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