Mascherine a 0,61 cents, il commissario Arcuri: «Nei supermercati ci sono, non devo rifornire io le farmacie»

Mascherine a 0,61 cents, il commissario Arcuri: «Nei supermercati ci sono, non devo rifornire io le farmacie»
Il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri è tornato in conferenza stampa stamattina sulla polemica per l'assenza delle mascherine chirurgiche a prezzo calmierato di 0,61 centesimi: «Lavoriamo nell'esclusivo interesse dei cittadini al fine di tutelare al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende», ma «solo dai cittadini», ha detto Arcuri.

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«Noi stiamo facendo la nostra parte - ha aggiunto - e lo facciamo mettendoci la faccia. Dunque benvenute le critiche» dei cittadini, «ma solo da loro». «Non è il commissario a dover rifornire le farmacie né i loro distributori, né si è mai impegnato a farlo. Né sono io a dover rifornire Confcommercio, Conad Federdistribuzione e Coop. Il commissario si è impegnato ad integrare le forniture, ove sia possibile, che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti», ha aggiunto il commissario.

"NEI SUPERMERCATI CI SONO" «L'ipotesi che il prezzo condizioni l'approvvigionamento delle mascherine è destituita di fondamento: le associazioni che hanno sottoscritto l'accordo con noi hanno possibilità di ricevere la compensazione del maggior prezzo che hanno pagato per rifornirsi di mascherine. È successo che per una distribuzione la rete funziona e per l'altra non funziona. Gli approvvigionamenti della grande distribuzione funzionano. I cittadini vanno al supermercato e le mascherine le trovano...». 

ACCORDO CON I TABACCAI Nelle prossime settimane le mascherine a 50 centesimi si troveranno anche nei tabaccai, ha detto Arcuri annunciando la firma «nei prossimi giorni con l'associazione dei tabaccai, che ha 50 mila di punti vendita nel paese». «Abbiamo sottoscritto i primi due accordi non esclusivi (con la grande distribuzione e con la distribuzione dei farmacisti, ndr) e confidiamo di farne altri ancora con reti di distribuzione altrettanto massicce». 

TEST SIEROLOGICI IN RITARDO I test sierologici su 150mila italiani sono in ritardo perché si è dovuta attendere la norma sulla privacy, ha detto Arcuri in conferenza stampa alla Protezione Civile. «Il 26 aprile il nostro compito era concluso: abbiamo bandito e accelerato la gara e trovato il fornitore, giudicato il più eccellente dagli scienziati che ha messo a disposizione gratuitamente 150mila test. Oggi è il 12 maggio, cosa è successo? Si è dialogato - ha spiegato - con l'Agenzia per la privacy che ha il dovere di tutelare la privacy dei cittadini e si è attesa la norma». Sabato quella norma è stata emanata, ha aggiunto, «e da ieri sono iniziate le operazioni per avviare i test sierologici». 

LE REGIONI SI ADEGUINO Le Regioni dovrebbero adeguarsi alle scelte del governo per quanto riguarda i test sierologici, l'auspicio di Arcuri. «Il governo ha disposto una massiccia indagine campionaria su 150mila cittadini che ci permetterà di conoscere meglio il virus e per farlo abbiamo selezionato il test che ci sembra il migliore.
Pensiamo - ha sottolineato - di aver proposto un modello e confidiamo che le regioni si adeguino a questo modello». In qualche caso le Regioni, ha aggiunto, «stanno già facendo delle indagini con strumenti di cui si sono dotate. Ma dobbiamo far sì che vi sia una visione comune e lavoriamo perché questo accada».

Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Maggio 2020, 13:10
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