Martina Levato spiega che i reati di cui si è macchiata «in realtà sono nati da una fragilità, di avere creduto in un amore malato.
Chiedere aiuto è quel che ci può salvare e che io non sono riuscita a fare. Sono finita in un vicolo cieco». Il figlio Achille è stato dato in adozione. «Quando è nato Achille- dice- mi ha fatto capire cosa era il vero amore per un figlio che è l'amore più bello. Io sono stata portata a partorire in un ospedale che non era quello a cui ero destinata. Mi hanno sedato in modo che non potessi nemmeno vedere la faccia di mio figlio appena nato. Nessuno mi rispondeva e un medico mi disse che c'era un decreto di adottabilità immediata. Non lo auguro a nessuno, non mi capacito di questa cosa. Ho chiesto ai giudici di mantenere anche un minimo contatto con Achille. Sono consapevole che devo scontare la mia carcerazione ma vorrebbe dire tanto. Non ho mai smesso di lottare per lui. Non lo ho mai abbandonato».
Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Maggio 2019, 22:44
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