Draghi: «Putin non è imbattibile. Sforzo per il dialogo, no a una pace imposta»

Draghi: «Putin non è imbattibile. Sforzo per il dialogo, no a una pace imposta»

Mario Draghi a Washington non si accontenta di aver recapitato a Joe Biden il messaggio e «il desiderio di pace dell’Europa». Nel secondo giorno della trasferta americana, con ormai alle spalle il colloquio con il presidente Usa, il premier italiano si butta a capofitto nella costruzione di una vera e propria road map per la fine del conflitto in Ucraina «ora che non c’è più il Golia-Russia». Con due avvertimenti. Il primo: «Questa pace deve essere la pace che vuole l’Ucraina. Non può essere una pace imposta da altri, né tantomeno dagli alleati. Se così fosse si arriverebbe al disastro: la pace deve essere sostenibile per gli anni a venire». Insomma, dovrà «essere il presidente Zelensky a dover definire cos’è la vittoria, non noi». Il secondo avviso: «Tutte le parti devono fare uno sforzo per arrivare sedersi intorno ad un tavolo, anche gli Usa. Non bisogna cercare la vittoria».
L’Italia, al pari delle altre cancellerie europee, per il momento però prosegue sulla linea concordata con Biden: avanti con le sanzioni e avanti con la fornitura di armi a Kiev per permettere agli ucraini di continuare a resistere all’attacco russo. Ma, allo stesso tempo, «occorre fare pressioni su Mosca» affinché si sieda al tavolo dei negoziati. E ciò vale, appunto, anche per gli Usa («restano alleati indispensabili») e per la Gran Bretagna che, con il loro approccio muscolare, la loro tentazione di sconfiggere Vladimir Putin, da qualche settimana hanno toni ben diversi di quelli di un’Europa che ha la guerra alle porte. «Le visioni di Europa e Usa stanno cambiando» e potrebbero diventare sempre più distanti.

Nella conferenza stampa celebrata all’ambasciata italiana a Washington, Draghi parte da una premessa: «Occorre cominciare a chiedersi come si costruisce la pace». E per farlo, «visto che il percorso negoziale è molto difficile, il primo punto è togliere il sospetto che le parti più deboli, soprattutto gli ucraini, hanno in questo momento che si arrivi a una pace imposta. Una pace che magari fa comodo agli Usa, all’Europa, ai russi, ma non è accettabile dagli ucraini». Questa, a giudizio del premier italiano, sarebbe «la ricetta per arrivare al disastro, perché a quel punto la pace non sarebbe credibile: i primi a mantenere la pace saranno gli ucraini e i russi e sarebbe una finta pace che verrebbe tradita ogni momento». 

Ad alimentare le speranze di Draghi è la costatazione che «la guerra ha cambiato fisionomia»: «Inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fosse un Golia e un Davide, essenzialmente di difesa disperata.

Oggi il panorama è cambiato, si è completamente capovolto, certamente non c’è più un Golia, certamente quella che sembrava una potenza invincibile sul campo e con armi convenzionale si è dimostrata non invincibile». 

Ma, al contrario di Biden e Johnson, la debolezza di Putin non spinge Draghi a cercare la sconfitta di Mosca. Il premier italiano spinge per la «creazione di un tavolo negoziale», riavviando «i contatti a tutti i livelli», anche con un incontro tra Biden e Putin: «Bisogna essere capaci non di dimenticare, perché ciò è impossibile, ma di guardare al futuro». E il primo passo, condiviso con il presidente americano, deve essere quello di «scongiurare una crisi umanitaria», «sbloccando i porti dell’Ucraina» e permettendo le esportazioni di grano e cereali. «Ecco, il dialogo può ripartire da qui. Bisogna salvare decine di milioni di persone dalla fame». Come, «per costruire il tavolo negoziale», sarebbe un autogol abbandonare a giugno il tavolo del G20 quando si siederà Putin, «lasciando il resto del mondo senza G7».

Draghi inoltre già chiede all’Ue «una risposta collettiva per ricostruzione Ucraina», con un nuovo Recovery Fund, perché «i singoli Paesi non hanno risorse». E propone una conferenza europea per «razionalizzare la spesa militare»: «La Ue spende più di tre volte della Russia in armamenti, ma ci sono moltissime duplicazioni».

Il price cap al gas

Non manca un passaggio sull’energia, rilanciando la proposta di fissare un tetto al prezzo del gas: «Con Biden siamo d’accordo. Il price cap servirebbe a calmierare i prezzi e ridurrebbe gli aiuti finanziari a Putin». Alcuni Paesi Ue «sono contrari, ma noi continueremo ad andare avanti». Accelerando anche sulle energie rinnovabili per emanciparsi dal gas di Mosca. Poi, sulla questione dei pagamenti in rubli del metano russo, Draghi svela l’ipocrisia Ue: «Non c’è alcuna indicazione che li vieti, è una zona grigia. Già la Germania e la maggior parte delle aziende europee hanno aperto conti in rubli...».

Dopo un incontro con la speaker Nancy Pelosi, Draghi infine parla al Congresso rimarcando la portata del suo mandato: «Per me essere qui significa che un pezzo di Europa è qui. Sono felice di esserci non solo come italiano, ma anche come europeo. Porto il desiderio di pace dell’Europa».

 


Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Maggio 2022, 18:22
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