La versione di Draghi: «La scuola non deve chiudere. I problemi? Colpa dei no vax»

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di Alessandra Severini

Realismo, fiducia e unità. Sono queste le parole chiave che Mario Draghi usa per definire il nuovo anno e per lanciare un messaggio di ottimismo ad un paese prostrato dall’ennesima recrudescenza della pandemia. «Abbiamo affrontato tante sfide, le abbiamo superate grazie alla determinazione dei cittadini, delle parti sociali, del Parlamento. Abbiamo tutti i motivi per pensare che ci riusciremo anche stavolta». È sicuro il premier che veste i panni del condottiero dopo essere stato criticato per non aver “messo la faccia” e presentato le misure stringenti adottate dal governo lo scorso 5 gennaio. Di questo Draghi si scusa, per aver «sottovalutato le attese».

Archiviate le scuse però il premier passa al contrattacco. Ci tiene ad allontanare l’accusa di “non decidere” e difende le scelte adottate. A cominciare da quella di non posticipare il rientro a scuola. «Abbiamo deciso dialogando con gli enti locali, La scuola è fondamentale per la democrazia: va tutelata, protetta, non abbandonata». E allora il premier rivendica di aver adottato «un approccio diverso dal passato», perché «la didattica a distanza provoca disuguaglianze destinate a restare e perché non ha senso se i ragazzi fanno sport il pomeriggio e vanno in pizzeria». Dunque il ringraziamento «al ministro, agli insegnanti, ai genitori, per gli sforzi di oggi e delle prossime settimane».

E poi la volta dell’obbligo di vaccino per tutti gli over 50. «Abbiamo deciso sulla base dei dati, è la categoria che corre i rischi maggiori».

Poi la sferzata ai no vax: «La gran parte dei problemi che abbiamo derivano dai non vaccinati: la circolazione del virus mette di nuovo sotto pressione i nostri ospedali, soprattutto per l’effetto sulla popolazione non vaccinata». Dunque «l’ennesimo invito a tutti gli italiani che non si sono vaccinati a farlo, anche con la terza dose». Di Quirinale Draghi non vuole parlare. Sottolinea solo che le divisioni nella maggioranza – che lui preferisce chiamare «divergenze di opinione» - «non sono mai state di ostacolo all’azione di governo».

Sul caro bollette, il presidente del Consiglio riconosce che si può fare di più e suggerisce un contributo di solidarietà a carico di chi ha guadagnato dall’aumento senza precedenti delle bollette di luce e gas. Il premier non esclude di ricorrere a nuovo deficit nel prossimo futuro ma assicura che per il secondo trimestre il governo interverrà ancora per alleviare gli effetti del caro bollette. Nel Cdm di questa settimana poi verranno decisi nuovi ristori per i settori più in difficoltà, a cominciare dal turismo, e la cig per le piccole imprese.


Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Gennaio 2022, 09:16
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