«La mia gravidanza in lockdown, ho vissuto da sola l’emozione dell’ecografia». Elena, 37 anni, ripercorre i mesi di maternità

«La mia gravidanza in lockdown, ho vissuto da sola l’emozione dell’ecografia». Elena, 37 anni, ripercorre i mesi di maternità

di Valeria Arnaldi

Occhi luminosi, grande sorriso, Elena Matteucci, 37 anni, il 12 gennaio scorso è diventata mamma: alle 5,55, in una clinica romana è nato Lorenzo. A festeggiare entrambi il compagno Federico Guberti, 43.

Elena, vostro figlio è nato in epoca Covid, eravate preoccupati per la pandemia?

«Penso che la vita non possa essere messa in stand-by quando si tratta di scelte importanti come avere un figlio. Sono eventi che non si verificano in tempi precisi, ma quando ci sono le coordinate giuste».

Nessuna difficoltà viste le restrizioni per il contenimento del coronavirus?

«Federico ed io non abbiamo potuto vivere insieme le ecografie. Non erano consentite visite mediche in due, come sarebbe stato, invece, prima della pandemia. Mi è mancata molto la sua presenza ma il vero problema è stato un altro».

Cosa lo è stato?

«A un mese dalla nascita, la clinica in cui avrei dovuto partorire è diventata un centro Covid. Stavo facendo il corso preparto online. Noi mamme siamo state avvisate con una mail. Una cosa del genere mette in allarme. È un grande stravolgimento. Io avevo tempo per organizzarmi ma c’erano altre a una settimana dal parto».

Come ha affrontato la situazione?

«Ho fatto ricorso al mio equilibrio interiore.

Trattandosi del primo figlio, avevo voluto fare già un altro corso preparto. Poi, mi sono rivolta alla clinica in cui sono nata. Era più lontana da casa, ma al mio compagno è stato consentito di essere presente al travaglio e di venirmi a trovare nei giorni successivi. Così abbiamo vissuto tutto, vicini, sin dai primi momenti di vita del piccolo».

E i parenti?

«I nonni hanno visto Lorenzo dopo una settimana. Poi sono venuti gli altri. Sempre con mascherina, distanziamento, pochi alla volta e molta calma».

Cosa l’ha aiutata in questo periodo?

«Sentivo che sarebbe andato tutto bene. È fondamentale rimanere sereni, specie in un momento come questo in cui le cose cambiano rapidamente. A volte, in modo imprevedibile, come nel caso di cambio di destinazione della clinica. Occorrono calma, forza di volontà, speranza».

Oggi com’è la vita in famiglia?

«Un’emozione ogni giorno. Federico ed io siamo liberi professionisti, sempre reperibili, stiamo vivendo tutto insieme. Ora la speranza è che Lorenzo possa avere un’infanzia tranquilla e che magari ai suoi primi passi, l’emergenza sia passata, consentendogli di socializzare serenamente».


Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Aprile 2021, 07:56
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