Il maglione che rende «invisibili»: Rachele inventa l'abbigliamento anti-riconoscimento facciale. Come funziona

L'invenzione tutta italiana che protegge i dati sensibili ingannando l'algoritmo delle telecamere con riconoscimento facciale

Il maglione che rende «invisibili»: Rachele inventa l'abbigliamento anti-riconoscimento facciale. Come funziona

di Niccolò Dainelli

Ogni mattina, appena ci svegliamo, la prima scelta che facciamo è quella dei vestiti che indosseremo. E per Rachele Didero questa scelta è la prima azione consapevole di comunicazione che compiamo, una scelta che può farsi veicolo dei nostri valori, diritti umani inclusi. Rachele scopre il mondo della moda e da quel giorno lavora per far sì che il nostro modo di vestire possa proteggere la nostra privacy. Un gesto meccanico che ripetiamo ogni giorno e che ci possa aiutare a eludere i sistemi di riconoscimento facciale sempre più presenti nel mondo.

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Il maglione dell'invisibilità

 

I nostri volti non sono più nostri. Quando le aziende tecnologiche hanno creato i primi sistemi di riconoscimento facciale è cambiato tutto, anche se noi ancora non potevamo saperlo. Poi, circa un mese fa, l'occhio di una telecamera inquadra un modello e al posto di un uomo vede una giraffa. Tutto merito è di un maglione coloratissimo. È più bello della t-shirt di Gabriel Hounds in Zero History, il romanzo di William Gibson, ma funziona allo stesso modo: le telecamere vedono, ma non riconoscono. Un'idea avuta (e realizzata) proprio da Rachele Didero, cofounder di Cap_able, azienda per unire la moda alla tecnologia tessile. 

Chi è Rachele Didero

Rachele ha 26 anni e ha scopertp il mondo della moda grazie a un corso di cucito a Stevensville, in Montana, dove studia per un anno durante il liceo. Conseguito il diploma, si iscrive a Design della Moda al Politecnico di Milano, l’anno successivo frequenta la scuola di design ESDI di Barcellona per poi tornare al Politecnico e laurearsi con specializzazione in maglieria. Vola a New York per studiare al Fashion Institute of Technology scoprendo il potenziale della combinazione tra computer science e textile: qui nasce l’intuizione di realizzare capi in grado di contrastare il riconoscimento facciale intrecciando moda, ingegneria e diritti umani, idea che si concretizza con la confezione di sette prototipi nei laboratori del Shenkar College di Tel Aviv. Prende quindi forma Cap_able una startup tra le più apprezzate a livello internazionale.

L'idea 

L'idea è nata nel 2019, quando Rachele Didero era a New York. Lì è venuta a conoscenza di una causa intentata e vinta da alcuni cittadini contro il complesso residenziale in cui vivevano, che aveva installato delle telecamere con riconoscimento biometrico. L'obiettivo della startup è produrre capi d'abbigliamento che preservino la privacy e i dati sensibili delle persone dalle telecamere con riconoscimento facciale.

La startup è stata costituita nel 2022 con l'aiuto di altri professionisti del settore tessile e dell'ingegneria. La ricerca continua presso il Dipartimento di Ingegneria del Politecnico di Milano.

La collezione

La collezione di capi d'abbigliamento della startup è stata chiamata «Collezione Manifesto», con capi appariscenti che vogliono evidenziare i rischi dell'uso improprio di determinate tecnologie. «Tutto ciò che la startup fa è legale», tiene a precisare Rachele. Stando alle indicazioni del garante della privacy, attualmente in Italia non è possibile utilizzare telecamere con riconoscimento biometrico in luoghi pubblici a meno che non si tratti di eventi di ordine pubblico, con riferimento al cosiddetto «patto per la sicurezza urbana tra sindaco e prefettura».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2023, 22:15
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