Dal lockdown alla fase 2, cosa è successo in 42 giorni: contagiati, morti, guariti e ricoverati
di Simone Pierini
L’Italia che riparte si pone subito una domanda: abbiamo sconfitto il virus? La risposta più corretta è “frenato”. Vediamo come è cambiato il quadro del nostro Paese dopo 42 giorni di lockdown. La data di riferimento è il 23 marzo con l’entrata in vigore del dpcm più “restrittivo”. Quel giorno i casi registrati in Italia erano quasi 64mila. Da allora si è arrivati a superare quota 200mila: il virus è ancora in circolo e l’aumento dei casi, grazie alla “chiusura”, si è solamente contenuto. Oggi navighiamo al di sotto dei duemila positivi al giorno, il 21 marzo si è registrato il picco massimo di 6.577 casi in più. Per vedere calare questo dato, che per giorni si è attestato tra 4mila e i 5mila giornalieri, ci sono volute diverse settimane.
Una discesa lenta, come quella delle terapie intensive. Il 4 aprile la situazione negli ospedali era drammatica: 4.068 persone che lottavano tra la vita alla morte, la maggior parte attaccata a un respiratore. Oggi, a un mese esatto di distanza, siamo scesi a 1.501. È invece il 25 aprile il giorno con il numero più alto di pazienti ricoverati con sintomi: 25mila. Nel giro di otto giorni è stata raggiunta quota 17.357. E mentre il sud conta sulle dita delle mani l’aumento di positivi, le regioni più attenzionate degli ultimi giorni restano due: la Lombardia e il Piemonte.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Maggio 2020, 11:46
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