Liliana Resinovich, la Procura chiede l'archiviazione: fu suicidio

La donna di 63 anni era scomparsa di casa nel dicembre 2021 ed è stata ritrovata, morta, il 5 gennaio successivo

Liliana Resinovich, la Procura chiede l'archiviazione: fu suicidio

La Procura di Trieste ha chiesto l'archiviazione per il caso di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa di casa nel dicembre 2021 e ritrovata, morta, il 5 gennaio successivo. Lo rende noto la stessa Procura in un comunicato precisando che c'è «una sola ricostruzione»: «intenzionale allontanamento dalla sua abitazione» e «intenzionale decisione di por fine alla propria vita». Non è stato possibile appurare se sia vero che il decesso sia avvenuto «lo stesso giorno della scomparsa». La richiesta di archiviazione arriva dopo oltre un anno di indagini, condotte «senza risparmio di energie da parte della Squadra Mobile». 

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Per il sostituto procuratore Maddalena Chergia, titolare del fascicolo, «la sola ricostruzione degli eventi consegnata dagli atti processuali è «l'intenzionale allontanamento» di Liliana Resinovich «dalla sua abitazione e dell'altrettanto intenzionale decisione di por fine alla propria vita».

Un esame «ragionato» dei complessivi risultati dell'indagine «non consente altre ipotesi, e dunque non legittima le illazioni arbitrarie e fantasiose germogliate qua e là nel gorgo mediatico» si legge nella nota del procuratore Antonio De Nicolo.

La decisione è arrivata dopo più di un anno di indagini

Una volta escluso l'omicidio, se non è stato possibile accertare se sia morta lo stesso giorno della sua scomparsa - «come molte circostanze in fatto, puntualmente indicate nella richiesta di archiviazione, inducono a supporre» - o se si sia nascosta un paio di settimane» ed abbia deciso di por fine alla propria vita solo pochi giorni prima del ritrovamento (come fa propendere la consulenza medico legale)«, per la procura «non è necessario sciogliere tale dilemma per giungere all'archiviazione», dato che non è emersa, «con un minimo di concretezza», alcuna ipotesi di reato contro la vittima. La decisione, arrivata a più di un anno dalle indagini, non sorprende.

Il medico legale: «Morta per asfissia»

Decisiva si era rivelata la consulenza medico legale chiesta dalla procura in cui si evidenziava l'assenza di «qualsivoglia segno ragionevolmente riportabile a violenza per mano altrui», la mancanza «di lesioni attribuibili a difesa» e di altre ferite che avrebbero potuto impedirle di reagire a un'aggressione. Una morta «per asfissia» - provocata dai sacchetti trovati intorno al collo - avvenuta «ragionevolmente a circa 2-3 giorni prima» del ritrovamento del corpo.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Febbraio 2023, 14:16
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