Medico denuncia casi di malasanità, la dirigenza lo licenzia con una falsa diagnosi psichiatrica

Medico denuncia casi di malasanità, la dirigenza lo licenzia con una falsa diagnosi psichiatrica
Il dottor Nazzario Di Cicco, intervistato da Le Iene racconta quanto accaduto all'ospedale di Aversa della Asl Caserta 2. L'uomo racconta di aver denunciato delle mancanze molto gravi: «In sala operatoria mancava l'attrezzatura minima per fare cose decenti. Se avevo bisogno di fare esami dovevo mandare i pazienti in altre cliniche. Mancava strumentazione che nel reparto di ortopedia era indispensabile», spiega.

Roma, scuole e asili chiusi lunedì 29 ottobre per il maltempo

Le immagini, di fatto, mostrano un ospedale in stato di abbandono, con insetti in bagno e sacche di urina piene lungo i corridoi, uno stato di degrado inaccettabile per il personale e i pazienti. Il dottor Di Cicco racconta di aver segnalato le mancanze e i problemi al direttore generale che però non la prende bene e dimostra di non avere volontà di fare nulla. Per 5 anni continua a fare denunce fino a quando nel 2000 viene pubblicato un articolo di denuncia su casi di morte che potevano essere evitate in questa Asl.  A quel punto il dottore pubblica un articolo, scritto di suo pugno, in cui denuncia tutto e da li viene chiesta una perizia psichiatrica che sostiene che è affetto da una "mobbing sindrom", una malattia in realtà inesistente.

Dopo questa diagnosi viene sospeso dal servizio per diversi anni, ma il medico si dà da fare e cerca di andare altrove, però qualunque domanda in qualunque ospedale viene respinta. nel 2003 fa causa all'Asl e nel 2010 arriva la sentenza che stabilisce che gli vengano dati 90 mila euro, come risarcimento. La sua battaglia però non è finita: prima della sentenza ha un'altra visita psichiatrica in cui viene detto che non è in grado di intendere e viene licenziato. La sua vita cambia, viene emarginato socialmente. Il dottore prosegue e ricorre contro il liecenziamento, lo vince e viene reintegrato e gli viene dato un rimborso di 500 mila euro. 

Il reintegro, come riporta Di Cicco, però è un lavoro di ufficio. Il medico non svolge più la sua professione: non opera, non fa diagnosi, svolge una mansione di inserimento dati, ben inferiore a quello che è il suo titolo di studio. La dura battaglia legale gli ha rovinato la vita non solo dal punto di vista professionale, ma anche privato e umano, arrivando anche ad avere problemi economici a causa della mancanza di lavoro. Intervistati da Le Iene i vertici della Asl però negano ogni responsabilità.
Ultimo aggiornamento: Domenica 28 Ottobre 2018, 22:23
© RIPRODUZIONE RISERVATA