Settimana lavorativa da 4 giorni? Il ministro Zangrillo: «Servono condizioni». E riapre allo smart working

Settimana lavorativa da 4 giorni? Il ministro Zangrillo: «Servono condizioni». E riapre allo smart working

Settimana lavorativa da 4 giorni, smart working, tetto al contante e tetto agli stipendi per i manager statali: il ministro della Pubblica Amministrazione e senatore Fi Paolo Zangrillo, ospite a Un giorno da pecora su Rai Radio1, ha parlato di questi temi, non senza stupire. «Non è vero che non se ne parla proprio ma bisogna trovare le condizioni perché in quattro giorni le persone abbiano un livello di produttività adeguato si può fare».

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È meglio aumentare i salari o diminuire le ore di lavoro? «Penso che dobbiamo lavorare sui salari, riconoscendo alle persone il proprio valore. I salari vanno riconosciuti in ragione delle competenze e dei risultati che le persone esprimono, questo è un tema, quello del merito, che io vorrò affrontare nella P.A.». Dando dei premi a chi fa meglio? «Do dei premi alle persone meritevoli, che hanno delle performance e che raggiungono dei risultati. Se io in una squadra premio le persone più meritevoli determinare un effetto di contagio virtuoso anche verso gli altri». In questo contesto come vede il ruolo dei sindacati? «Io desidero e farò di tutto perché i sindacati siano dei compagni di viaggio».

Sullo smart working più produttivo

«Prima della pandemia i lavoratori in smart working erano 500mila in Italia, ora sono 5 milioni e mezzo. E le aziende ricorse allo smart working non sono fallite, anzi molte di queste hanno dichiarato che è aumentata la produttività. Lo smart working è uno strumento da utilizzare, con la consapevolezza che ci vuole un approccio al lavoro diverso rispetto a quello tradizionale», dice Zangrillo. «Nel lavoro tradizionale il capo controlla anche visivamente e fisicamente le persone, nello smart working non agisci attraverso il controllo ma valuti i risultati», prosegue Zangrillo.

Alla domanda se sia, quindi, più produttivo il primo o il secondo, «credo che se si organizza bene lo smart working è più produttivo - risponde Zangrillo - perché crei le condizioni affinché una persona si trovi in un contesto a lui familiare e quindi ha la possibilità di esser più sereno».

Ci sono più 'fannulloni' nella P.A. oppure nelle aziende private? «I fannulloni sono dappertutto, nelle aziende pubbliche e in quelle private come anche in famiglia, dove troviamo figli che si impegnano di più e figli che lo fanno meno. Io ho imparato una cosa: per combattere il 'fannullonismò la cosa importante è creare le condizioni affinché le persone sul lavoro siano motivate, maturino orgoglio di appartenenza». Per alcuni l'immagine della P.A. è invece quella di chi al lavoro non si appassiona. «Non credo che sia colpa dei dipendenti - conclude il ministro a Un Giorno da Pecora - ma probabilmente di chi li ha gestiti».

Sul tetto al contante e agli stipendi dei manager

«Il contante deve poter esser utilizzato dalle persone, do per scontato che gli italiani siano onesti, non dobbiamo penalizzare chi si guadagna onestamente da vivere per contrastare quei pochissimi che fanno delle porcate, per cui la liberalizzazione del contante è un ragionamento che si può fare tranquillamente», aggiunge il ministro. Il tetto di diecimila euro sembra troppo elevato. «Non credo che il tetto sarà diecimila euro, sarà un pò meno». Si dice possa essere di cinquemila euro. «Sarà cinque», ha detto Zangrillo a Rai Radio1.

«Le competenze si pagano, se vogliamo attrarre talenti dobbiamo pagarli come li paga il mercato. Se io non sono in grado di retribuire un talento, come fa il mercato, è evidente che questo verrà difficilmente da me», afferma poi sul tetto agli stipendi dei manager della Pubblica Amministrazione. Quindi il tetto andrebbe tolto? «Bisogna riflettere e condividere su questo tema». Fosse per lei cosa farebbe? «Fosse per me - ha detto a Un Giorno da Pecora Zangrillo - io toglierei il tetto agli stipendi».


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Novembre 2022, 19:07
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