Laura uccisa dal papà, mamma Giovanna choc: «In paese mi guardano male, come fosse colpa mia»

Laura uccisa dal papà, mamma Giovanna choc: «In paese mi guardano male, come fosse colpa mia»
Cinque anni fa una bambina di 11 anni, Laura Russo, fu uccisa a coltellate dal padre vicino a Catania: una tragedia che sconvolse tutta l’Italia, con la sorellina Marika che provò a difenderla e fu quasi uccisa anche lei, salvata dagli altri due fratelli più grandi, Andrea ed Emanuele. Il papà killer è stato condannato all’ergastolo in via definitiva: e dopo la sentenza della Cassazione, la madre Giovanna Zizzo ha scritto una lettera al Corriere della Sera per raccontare quell’inferno e questi cinque anni di processo.

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Giovanna racconta infatti di quella che è stata la reazione della gente, dei conoscenti, della città o delle istituzioni, davanti al suo dramma. «Si chiamava Laura la mia bambina, la uccise a coltellate l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla, suo padre - scrive Giovanna - Adesso che il processo è chiuso, so che la mia Lauretta avrà giustizia. Ma proprio adesso che dal punto di vista giudiziario tutto è compliuto, trovo la forza per fare qualche riflessione su altri temi che in questi anni ho taciuto». 

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Contrariamente a quanto si pensa infatti, a quanto dice questa mamma non ha avuto alcun supporto dalla comunità del suo paesino, tutt’altro: «Mi avrebbe fatto piacere sentire il calore umano della gente - scrive - e invece ho vissuto questi cinque anni con la netta sensazione di essere una figura fastidiosa». Un esempio su tutti: al processo il Comune non si costituì parte civile, mentre due anni fa fu bocciata una mozione che ne chiedeva proprio l’impegno a costituirsi parte civile in eventuali altri procedimenti analoghi. «Sento addosso la certezza che se me ne stessi in un angolo, in silenzio, in tanti tirerebbero un sospiro di sollievo». 



«Quel che è peggio è che in alcuni sguardi leggo atti d’accusa: sono stata io ad aver armato la mano del mio ex marito, io ad essermi allontanata dopo aver scoperto che aveva un’altra», aggiunge. E ancora, altri esempi: nella scuola di Laura, ispirandosi ad un suo tema in cui immaginava di essere un seme, avevano piantato una magnolia in sua memoria. Magnolia che è stata distrutta, così come la foto di Laura piazzata vicino ad essa.

«Un ragazzo in Comune ha chiesto permessi per organizzare un evento in memoria di Laura, gli hanno detto che è stata una violenza tra le mura domestiche e lì deve rimanere, racconta ancora Giovanna, secondo cui questo atteggiamento è una sorta di rispetto per la famiglia dell’assassino». Strano mondo, quello in cui una vittima deve scusarsi e sentirsi in colpa dopo aver perso una figlia in quel modo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Settembre 2019, 11:10
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