L'ottimismo di Locatelli: «Mai più lockdown. A metà luglio toglieremo le mascherine»

L'ottimismo di Locatelli: «Mai più lockdown. A metà luglio toglieremo le mascherine»

Il rischio di riaprire era davvero un rischio ragionato e «i numeri parlano da soli: evidenziano che non è ripartito nulla nella maniera drammatica che qualcuno aveva profetizzato». Mostra soddisfazione per l'andamento dell'epidemia di coronavirus in Italia Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza Covid, intervistato da 'La Stampa'. «Lo sa che sono sempre moderato - premette - ma stavolta rivendico la nostra impostazione, con riaperture graduali e valutate attentamente. Ognuno può tirare le sue conclusioni», specie vedendo che «il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva è sceso a 48, mentre il 15 maggio erano stati più 142. L'occupazione dei posti letto è poco sopra quota 1.400, sotto controllo».

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La strategia dell'Italia, dunque, si sta rivelando vincente. Ma è possibile dire che non torneremo indietro e non vivremo mai più un lockdown? «Posso dire che è altamente improbabile - risponde Locatelli - Tutte le decisioni sono state prese per non esporci al rischio di dover richiudere. La campagna di vaccinazione fa la differenza: ormai siamo nell'ordine delle 500mila somministrazioni al giorno; usiamo il 93% delle dosi consegnate, più di 20 milioni di italiani hanno ricevuto la prima dose e più di 10 mln sono immunizzati con entrambe o con il monodose Johnson&Johnson». Quindi potremo togliere la mascherina tra 2 mesi, come ha detto Draghi? «Credo che potremo parlarne nella seconda metà di luglio, eliminando l'obbligo solo all'aperto, o anche al chiuso tra persone vaccinate e non soggette a 'fragilità'», precisa l'esperto. «Ma per ora continuiamo a portare la mascherina», raccomanda. È anche grazie a questa protezione che «quest'anno praticamente non abbiamo dovuto fare i conti con l'influenza».

Tornando ai numeri e agli obiettivi della campagna vaccinale, «emancipiamoci dal concetto di immunità di gregge», invita il numero uno del Css. «Già Anthony Fauci - ricorda - l'ha definito elusivo. Cambiamo prospettiva e ragioniamo su chi dobbiamo proteggere. I numeri dei vaccinati tra over 80 e over 70 ormai sono molto alti, anche se vanno completati con le seconde dosi. Dobbiamo chiudere al più presto il gap nella fascia di età 60-69 anni, dove un terzo non ha avuto ancora la prima dose, e poi occuparci della fascia 50-59, nella quale invece solo un terzo ha fatto la prima iniezione. Una volta messi in sicurezza gli italiani con più di 50 anni, avremo centrato un obiettivo fondamentale».

Per Locatelli, quello della resistenza al vaccino è un problema limitato: «Credo che tra quelli che non si sono prenotati prevalgano difficoltà tecniche di accesso ai sistemi informatici, piuttosto che una vera contrarietà - osserva - Comunque condivido le considerazioni del generale Figliuolo: la corsa alla vaccinazione indiscriminata è inutile, bisogna dare priorità a chi rischia» di più e «solo dopo potremo uscire da una logica di protezione per entrare in uno schema che tiene conto di profili lavorativi, organizzazioni aziendali, attività sociali, fino agli studenti».

Infatti «entro fine mese l'Ema valuterà il dossier di Pfizer per la somministrazione del vaccino ai ragazzi dai 12 anni in su» e quindi, «una volta che sarà arrivato il via libera e avremo messo al sicuro le fasce di popolazione a rischio, potremo partire con gli studenti, così da assicurare la didattica in presenza e in sicurezza nel prossimo anno scolastico. Immunizzare i giovani è importante per loro, ma anche per ridurre la circolazione virale nel Paese».

Sul fronte terza dose di vaccino, «è largamente possibile che avremo bisogno» di farla, «ma è un tema che si porrà non prima di ottobre» perché, «nonostante il tempo di osservazione sia ancora limitato, possiamo dire che la protezione assicurata dai vaccini dura almeno 9-10 mesi. Questo, al momento, è un orizzonte valido per tutti i vaccini in uso, mentre possono esserci differenze di risposta da persona a persona - puntualizza l'esperto - anche considerando che il titolo di anticorpi non riflette in maniera completa la protezione raggiunta: c'è una parte di immunità legata al compartimento cellulare, i cosiddetti T linfociti, che non viene analizzata dai test sierologici. Credo che la valutazione migliore sarà quella basata sul riscontro e sui tempi di eventuali infezioni in soggetti vaccinati».

In una prospettiva di vaccinazioni periodiche, ha senso ipotizzare l'obbligo vaccinale anti-Covid come ha fatto il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, in un'intervista a 'La Stampa?' «Anche l'ingegner Curcio mi pare abbia parlato di un'opzione da valutare per il futuro - replica il coordinatore del Cts - Al momento non vedo gli estremi per discuterne. Lo scenario attuale non rende necessario l'obbligo, se non per gli operatori sanitari, per ovvie ragioni deontologiche». Infine l'ipotesi della seconda dose di vaccino in villeggiatura, in una Regione diversa dalla propria. «Capisco la volontà di non interferire nei progetti di vacanza delle persone, ma qui non ho dubbi: la priorità è la vaccinazione - ammonisce Locatelli - Credo che tutti possano modulare le proprie ferie in base all'appuntamento fissato per la prima o la seconda dose. Dopo quello che abbiamo vissuto finora, penso che tutti saremo d'accordo sul fatto che vaccinarsi è importan-te, anche ad agosto».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Maggio 2021, 11:27
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