Roma, tagliò la testa alla moglie: ma il Dna del killer è stato trovato anche su altre due donne uccise in Veneto
di Emilio Orlando
Nonostante l’assassino si fosse sempre dichiarato innocente, il processo si concluse con la condanna all’ergastolo. Un mese fa, Tripodi è morto in cella per cause naturali e, come da prassi, il suo profilo genetico è stato prelevato ed inserito nella banca dati della polizia criminale che dal 2016 contiene i profili di tutti gli arrestati per qualsiasi crimine. «Una pratica ancora inusuale nel 2006 - racconta il genetista forense Enrico Maria Pagnotta - quando il Dna di Tripodi venne confrontato solo con i reperti dell’omicidio di Tor Bella Monaca».
La procura di Rovigo ha aperto un fascicolo d’indagine, delegate ai carabinieri per ricostruire il massacro in cui morirono madre e figlia e dove viene collocato anche temporalmente, oltre che il suo Dna è stato trovato sugli abiti delle due donne il camionista Gaetano Tripodi all’epoca adepto di una setta satanica. Il duplice delitto avvenne nel chiosco sulla spiaggia gestito da Cristina e Elisea che vennero assassinate a sprangate in testa. «Quando lo incontrai in carcere per concordare la difesa per l’omicidio dell’ex consorte - racconta l’avvocato Giacomo Marini - era un uomo tranquillo, apparentemente incapace di tanta violenza».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Luglio 2020, 13:05
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