​Braccialetto elettronico per il 27enne romeno ​accusato della tragedia di Jesolo

Braccialetto elettronico per il 27enne romeno accusato della tragedia di Jesolo

di Nicola Munaro
Arresti domiciliari confermati, ma con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico per evitare qualsiasi pericolo di fuga. O anche per allontanarne il solo pensiero dalla testa di Marius Alin Marinica, 27 anni, romeno, elettricista e accusato di essere il responsabile della strage di via Pesarona a Ca' Nani, frazione di Jesolo, quando all'una di domenica mattina la sua Golf bianca ha speronato una Ford Fiesta su cui viaggiavano cinque amici ventiduenni di Musile.
 
 

L'impatto, di rientro durante una fase di sorpasso, aveva innescato una carambola fatale a quattro dei cinque passeggeri: Riccardo Laugeni (alla guida della Focus), Giovanni Mattiuzzo, Eleonora Frasson e il fidanzato Leonardo Girardi. Unica sopravvissuta, Giorgia Diral, fidanzata di Riccardo Laugeni e prima testimone diretta della tragedia (La supertestimone: «Guidava come un folle, sono viva per 6 minuti»). Era stata lei a parlare di una macchina che li aveva spinti, allontanando fin da subito la pista di una fuoriuscita autonoma. 


LA CONVALIDA
L'incidente e la sua ricostruzione sono tornati ieri mattina al centro dell'udienza di convalida del fermo nei confronti dell'elettricista romeno, per cui il sostituto procuratore Giovanni Gasparini aveva chiesto la conferma dei domiciliari. Di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia Massimo Vicinanza, Marius Alin Marinica ha ribadito quanto già aveva detto domenica mattina ai carabinieri e alla polizia locale di Musile, arrivate a lui grazie al racconto di una giovane trevigiana, prima a chiamare il 112 e avvertire di una macchina impazzita in via Pesarona. 

«Ho sentito un piccolo colpo - ha ribadito ieri in aula, assistito dall'avvocato Rodolfo Marigonda - ma non mi sono reso conto di cosa fosse successo. Sul momento ho pensato allo specchietto e per questo sono tornato a casa. Non ho avuto la percezione di quanto accaduto. L'ho capito solo la mattina dopo, quando i carabinieri hanno suonato al mio campanello». Parole identiche a quelle dette agli inquirenti e pronunciante, ieri, nel mezzo di lacrime versate per tutta la durata dell'interrogatorio, mentre la sua compagna (con cui era arrivato in tribunale verso le 9.40) lo aspettava seduta nel corridoio del primo piano della Cittadella della Giustizia veneziana. «Non andavo a velocità folle - ha continuato Marinica - Sarò stato di poco al di sopra dei limiti, al massimo 80 all'ora e poi stavo rientrando da un sorpasso: per questo avevo accelerato». Nessun sospetto da parte sua sul fatto che la Fiesta dei cinque amici fosse sbandata e poi volata, a testa in giù, nel canale che costeggia via Pesarona. In poco meno di mezz'ora di faccia a faccia con il giudice, il ventisettenne (che si è visto negare la richiesta di uscire dai domiciliari di giorno per andare a lavorare) ha ricostruito la sua giornata di sabato. Una giornata «in cui non ho bevuto» e gli 0.5 grammi di alcol nel sangue fatti segnare domenica mattina alle 7 - poco dopo il fermo ma cinque ore dopo l'impatto - erano il frutto di qualche cocktail bevuto a casa sua, con la propria donna dalle 2 di domenica mattina in poi. Per questo i reati contestati dal pm Gasparini sono omicidio stradale plurimo e fuga. Senza l'aggravante dell'ubriachezza perché era impossibile stabilire - a ore di distanza - se l'elettricista si fosse messo alla guida della sua Golf dopo aver alzato il gomito.

LE PERIZIE E IL SORPASSO
Prima dell'udienza di convalida, il pm Gasparini ha disposto una perizia tecnico-dinamica sull'incidente. La procura ha incaricato l'ingegner Mario Piacenti per ricostruire ogni dettaglio dell'incidente nella notte tra sabato e domenica. All'incarico parteciperanno anche gli ingegneri Pierluigi Zamuner (per Laugeni) Giuseppe Ferro (per Diral) e Davide Pavon, consulente della difesa di Marinica. Tra i quesiti posti dal pm, valutare la velocità della Golf e della Ford delle vittime, ma anche la segnaletica stradale orizzontale: se ci fosse, cioè, la linea continua o tratteggiata. Due i punti da cui partire: l'analisi della scatola nera installata dall'assicurazione sulla macchina del ventisettenne romeno e le parole dello stesso investitore che, domenica, aveva detto: «Anche la Fiesta aveva superato due macchine in via Pesarona, io li avevo seguiti e rientrando dal sorpasso ho sentito un botto. Pensavo, però, fosse lo specchietto». Sempre ieri la procura ha incaricato l'ingegnere Nicola Chemello di analizzare il cellulare di Marius Alin Marinica con l'obiettivo di capire se l'elettricista fosse stato al cellulare mentre guidava.
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Luglio 2019, 13:08
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