Nei primi nove mesi dell’anno, 12.500 nati in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, anno in cui peraltro il calo, rispetto al 2019, era stato di circa 15.000 bambini. Cresce in maniera vertiginosa nel nostro Paese il fenomeno delle culle vuote. A darne la misura è l’Istat. La pandemia, con le preoccupazioni per salute, lavoro e finanze ha dato una forte accelerazione a quello che è ormai un trend. A gennaio 2021 si è verificato il maggior calo di nascite di sempre: -13,6%. Secondo il presidente dell’Istituto Gian Carlo Blangiardo, entro fine anno gli abitanti del Paese scenderanno sotto i 59 milioni e «a metà del secolo in corso i morti saranno più del doppio dei nati».
La fecondità delle donne italiane ha toccato il minimo storico: la media è di 1,17 figli a testa. «Il Covid - dice Gianluigi De Palo, presidente nazionale Forum delle associazioni familiari - si è innestato su una situazione già critica.
Il problema, per l’Istat, è nel calo delle donne in età feconda. L’immigrazione, dagli anni Duemila, ha contribuito a contenere gli effetti negativi, ma la popolazione straniera residente sta invecchiando. Calano soprattutto le nascite nel matrimonio: nel 2020, quasi 20mila in meno rispetto al 2019. Crescono del 2,4% i nati fuori dal matrimonio nell’ultimo anno, forse per il numero dimezzato di matrimoni. «Il calo di nascite è questione centrale per il futuro del Paese - commenta De Palo - è inutile pensare a come spendere i soldi del Pnrr se tra un po’ tutto sarà insostenibile. Anche la transizione ecologica, se non ci sarà ricambio intergenerazionale. È ora di intervenire, pure politicamente, ponendo il tema come priorità».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Dicembre 2021, 07:36
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