Influenza, virus killer: un morto e tre ricoverati in rianimazione. E' allarme

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L'influenza stagionale sta diventando un virus killer. Un morto e tre ricoverati in Rianimazione. È il pesante bilancio pagato dal Basso Salento a causa delle complicazioni dell'influenza. A distanza di un mese il Salento è ancora in zona rossa, come certifica Influweb (progetto scientifico che si basa sui report inviati ogni settimana da migliaia di volontari, durante tutta la stagione influenzale): la fotografia parla chiaro con una percentuale superiore al 10 per cento della popolazione.

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I primi due casi si sono verificati settimana scorsa, gli ultimi due ieri. I pazienti sono stati tutti sottoposti al tampone per l'individuazione del ceppo virale. È già stato accertato che si tratta di influenza di tipo A, mentre si attende da Bari la verifica del ceppo, ossia se riguarda i sottotipi: H1N1, di solito quello che circola in prevalenza, H1N2, H3N2. Tutti e quattro i casi riguardano l'ospedale di Tricase. L'uomo che non ce l'ha fatta aveva 67 anni e anche lui era il candidato ideale per la vaccinazione essendo un malato cronico. Purtroppo non ha voluto vaccinarsi e ha pagato con la vita quel rifiuto.
«Non siamo ancora al picco dell'influenza afferma Giuseppina Turco, direttore Igiene e sanità pubblica Area Sud della Asl di Lecce ma stiamo rilevando che qualcosa sta accadendo. Abbiamo avuto la segnalazione di cinque casi con influenza certa, mentre l'anno scorso ne abbiamo avuti sei durante tutto il periodo dell'epidemia. Per quattro persone si è reso necessario il ricovero in Rianimazione per complicanze gravi da influenza, purtroppo uno è deceduto qualche giorno fa. Per i primi due casi e quindi anche per la persona deceduta abbiamo già accertato che il medico curante ha proposto la vaccinazione perché si trattava di persone rientranti nelle categorie a rischio, ma è stata rifiutata. Quanto accaduto conferma che colpisce l'influenza colpisce maggiormente le persone alle quali è consigliata la vaccinazione. Sappiamo che tutti i casi sono di tipo A e aspettiamo l'individuazione del ceppo o sottotipo».
E a rendere difficile la vita ci si mette anche l'Ili, la sindrome parainfluenzale. «In questo periodo gira di tutto afferma Turco e altre di tipo viroso, ad esempio, ma la notifica non avviene perché sono casi non osservati. Non c'è un vaccino che protegga al 100 per cento, ma i vaccinati hanno una possibilità ridotta di contrarre queste infezioni e quindi sono più protetti dalle complicanze. Oggi non ci si può vaccinare più, ma si può prevenire l'infezione osservando le misure di igiene personale, evitando i luoghi affollati dove è più facile ammalarsi».
Cinzia Annatea Germinario, responsabile dell'Osservatorio epidemiologico della Regione Puglia, avverte che il picco ancora non è arrivato: «Siamo ad una incidenza pari a 6,45 casi per mille abitanti. Il numero totale di ammalati dall'inizio della epidemia è pari a 152mila cittadini pugliesi. Il numero maggiore è quello relativo alla fascia d'età 0 4 anni. La curva epidemica continua a salire, non abbiamo ancora raggiunto il picco. Per la copertura vaccinale è ancora presto, i medici stanno ancora fornendo i dati».
E poi c'è il fronte degli ospedali. Il direttore del reparto di Geriatria dell'Ospedale di Copertino, Fabio Musca, è in prima linea e viaggia con dieci extralocazioni al giorno nonostante il reparto abbia di suo 30 posti letto: «La situazione è grosso modo sovrapponibile a quella dell'anno scorso, con la differenza che prima c'era anche Geriatria a Galatina, mentre oggi si concentra tutto a Copertino. C'è stata un'ondata di freddo molto intensa e stiamo cominciando a pagarne le conseguenze con tanti pazienti con patologie da raffreddamento. In questo periodo ci sono anche diversi tipi di virus, di famiglie anche differenti, ma con sintomatologia molto simile a quelli dell'influenza. Dal punto di vista clinico direi che quest'anno c'è una maggiore incidenza di forme parainfluenzali, ma l'indagine sierologica non viene effettuata. Vediamo il paziente arrivare con una prevalenza della complicazione che induce all'ospedalizzazione. Nelle sindromi parainfluenzale la febbre è meno alta, ma si può complicare con insufficienza respiratoria».
M.Mon.
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Gennaio 2019, 18:32
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