Incidente Corso Francia, Costanza Crescimbeni: «Noi genitori condannati all'incubo della telefonata»

Incidente Corso Francia, Costanza Crescimbeni: «Noi genitori condannati all'incubo della telefonata»

di Costanza Crescimbeni
Lo striscione sul cavalcavia. Fiori, biglietti, peluche sul guard rail maledetto, un murales. Gaia e Camilla, 16 anni, falciate, mentre attraversavano mano nella mano. Ogni genitore, passando su quella sorta di superstrada che si chiama Corso Francia, prova un senso di angoscia. Perché sappiamo che potrebbe capitare ciò che nel suo ultimo romanzo Il colibrì Sandro Veronesi descrive cosi: E infine venne. Venne, la telefonata che tutti i genitori temono come l'inferno, perché è l'inferno, è la porta dell'inferno, e per fortuna viene per pochi, terrorizza tutti, ma viene solo per pochi genitori disgraziati, predestinati, segnati....
La telefonata nel cuore della notte. L'incubo di qualsiasi genitore quando i figli escono, l'incapacità di prender sonno finché non senti la chiave girare nella porta. Sfida, incoscienza, leggerezza, fatalità: parole che accompagnano l'esistenza dei nostri figli adolescenti. Loro da una parte, noi dall'altra a ripetere in loop: stai attento, non bere, non correre, non usare il telefonino alla guida, non è videogioco. Non fanno quello che sanno, ha scritto Famiglia Cristiana. Non fanno ciò che raccomandiamo loro ogni giorno. Ma del resto che adolescenza sarebbe senza la trasgressione. Scialla, mamma: quanti WhatsApp simili conserviamo mentre oscilliamo tra il proibire o l'avere fiducia. Non esiste la formula magica: solo l'esperienza insegna. Sbagliando si impara, sperando che lo sbaglio non sia irreparabile. Questo vale per i ragazzi e per noi genitori che abbiamo l'obbligo di tenere sempre vivo il canale di comunicazione. Con la speranza che quello striscione a Corso Francia faccia davvero riflettere i nostri figli.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Gennaio 2020, 10:43
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