Tolta la scorta al testimone antimafia: «Ora sono un morto che cammina»

Tolta la scorta al testimone antimafia: «Ora sono un morto che cammina»
Con le sue denunce fece arrestare e condannare i suoi estorsori: ora Ignazio Cutrò, 51enne imprenditore agrigentino, non vivrà più sotto scorta. Due giorni fa il Viminale ha infatti tolto la protezione a Cutrò, testimone di giustizia, e alla sua famiglia, nonostante solo qualche mese fa un presunto boss mafioso, in un’intercettazione, parlava proprio di lui. «Appena lo Stato si stanca e gli toglie la scorta poi vedi…» diceva al telefono.



Ai microfoni di Tgcom24, Cutrò si è sfogato:
«Sono un morto che cammina, sono stato lasciato solo nel periodo più delicato», dice. Il Ministero ha derubricato la sua protezione da terzo a quarto livello: niente più auto blindata, nessuna tutela alla famiglia, smontate le telecamere di sorveglianza in casa collegate con i carabinieri. «Quando mi ammazzeranno nessuno deve permettersi di dire che hanno sbagliato valutazione», protesta Ignazio, che è presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia.



«Prendo atto delle ultime dichiarazioni rilasciate dalle Istituzioni Locali, in merito alla revoca della protezione garantita a me e la mia famiglia. Ribadisco quanto dichiarato ieri e cioè che la tutela di cui godeva la mia famiglia è stata revocata, dovranno spostarsi da soli. Verrà garantita la sola vigilanza generica radio-collegata. La tutela di cui godevo io, di terzo livello con auto blindata è stata diminuita al quarto livello di rischio», denuncia.

Molto particolare, invece, la questione delle telecamere di sicurezza: può tenerle, ma comprando l'intero sistema di sorveglianza a sue spese.
Acquisto che Cutrò non può permettersi: «Oltretutto, le telecamere installate presso la mia abitazione e monitorate dalle forze dell'ordine verranno rimosse, in quanto mi è stato chiesto ufficialmente se volevo acquistare l'intero sistema, per permettere la continuità di questo tipo di protezione, ma come ho risposto loro, non posso permettermelo, e quindi saranno rimosse
».

Poi lo sfogo finale: «Per quanto riguarda la mia tutela di quarto livello, la rifiuto, per come ho già annunciato nel comunicato stampa di ieri. La mia famiglia non ha più tutela, se vogliono colpire me, ancora protetto da due carabinieri, colpiscono la mia famiglia senza protezione. Preferisco fare da esca senza scorta, e morire io, che far ammazzare i miei familiari», conclude.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Aprile 2018, 18:48
© RIPRODUZIONE RISERVATA