Milano e Roma, le città dell'odio: record di tweet al veleno contro migranti e donne

Milano e Roma, le città dell'odio: record di tweet al veleno contro migranti e donne

di Domenico Zurlo
L'amore non vince sempre sull'odio, almeno sui social network. Anzi, cresce sempre più come rivelano i dati della Mappa dell'Intolleranza, elaborati da Vox-Osservatorio italiano sui diritti. Nonostante Twitter - tra i social - sia quello meno utilizzato, tra marzo e maggio 2019 sono stati geolocalizzati 151.783 cinguettii tutt'altro che amichevoli.

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LO STRANIERO
Nel mirino degli haters il triangolo migranti/ebrei/musulmani: sul totale dei tweet negativi, quelli sui migranti sono il 32%, il che significa che un hater su tre attacca gli stranieri (+15,1% rispetto al 2018). Sorprendente la crescita dell'intolleranza contro gli ebrei, quasi assente fino all'anno scorso, che registra invece un +6,4%, così come quella contro i musulmani (+6,9%). Non sono esenti dall'odio online nemmeno le donne (+1,7% rispetto al 2018), così come gli omosessuali, che hanno visto però una flessione del 4,2% dei tweet negativi, segno forse anche delle campagne di sensibilizzazione dopo l'approvazione della legge sulle unioni civili.

LA MAPPA
Le città più intolleranti per i loro tweet sono Roma e Milano: su 18.284 tweet raccolti nella Capitale quelli negativi sono 12.826. Nel capoluogo lombardo invece i tweet di odio sono 4.083 su un totale di 5.719. Bologna e Torino comandano la classifica dell'Islamofobia, Roma è al primo posto per l'antisemitismo, mentre la stessa Milano concentra il maggior numero di tweet contro disabilità (davanti a Napoli e Venezia), omofobia (prima di Napoli e Bologna), sessismo (battute' Napoli e Firenze) e xenofobia.

I POLITICI
Secondo Vittorio Linguardi, professore di Psicologia Dinamica presso La Sapienza di Roma, l'hater «non è più l'omonimo leone da tastiera che lancia il sasso e nasconde la mano: oggi vuole farsi riconoscere, rivendica la ribalta. Non si sente più solo, ma è legittimato». «I dati mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici, caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori e l'aumento dei tweet razzisti e xenofobi», aggiunge Marilisa D'Amico, docente di Diritto Costituzionale a Milano e co-fondatrice di Vox.

COSA FARE
Individuare il disagio e ricorrere al dialogo. Ecco l'unica reazione possibile. Così come importante è ricorrere alla prevenzione, con progetti nelle scuole volti ad educare i ragazzi al linguaggio dell'inclusione. Anche gli stessi social network, infine, dovrebbero fare di più per autoregolamentarsi: ma questa è un'altra storia.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Giugno 2019, 08:57
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