Putin espelle 24 diplomatici italiani. Draghi: «Atto ostile»

Putin espelle 24 diplomatici italiani. Draghi: «Atto ostile»

di Alessandra Severini

La Russia espelle 24 funzionari italiani, in risposta alle azioni definite “dichiaratamente ostili e immotivate” compiute da Roma. In pratica è la risposta di Mosca all’espulsione di 30 diplomatici russi dall’Italia decisa il 5 aprile scorso. I funzionari italiani lavoravano presso l’ambasciata, il consolato e l’Ice. Dovranno lasciare il territorio russo entro 8 giorni. Analoghe misure sono state prese nei confronti di diplomatici spagnoli e francesi, in tutto 85 persone cacciate e definite “non gradite”.

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Il premier Mario Draghi ha definito la decisione del Cremlino «un atto ostile», ma ha anche avvertito che «non bisogna interrompere i rapporti diplomatici perché se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali diplomatici». Stesso discorso viene fatto dalla Farnesina, che considera la decisione della Russia «una reazione attesa» in base al principio di reciprocità. «Questo non vuol dire - ha detto il ministro Di Maio - che i canali diplomatici si indeboliranno, la nostra ambasciata a Mosca resta operativa e sarà sempre più importante per lavorare per una de-escalation e per la pace». È ancora la via del negoziato dunque quella che l’Italia e l’Europa vogliono seguire.

Ma la Ue continuerà anche a sostenere l’Ucraina. «Noi vogliamo aiutare l’Ucraina a difendersi - ha confermato Draghi - lo abbiamo fatto in passato e continueremo a farlo». Sull’invio di nuove armi a Kiev, tema che spacca la sua maggioranza, il premier ha comunque sottolineato che si tratta di «una decisione dell’Unione europea» e che l’Italia si allineerà a quella, quale «membro leale della Ue».

Ma alle Camere il dibattito sull’invio delle armi resta incandescente, con larghe fette della maggioranza contrarie. L’Italia sosterrà convintamente anche l’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, come ha confermato il premier ieri incontrando a Palazzo Chigi la prima ministra finlandese Sanna Marin. Stati Uniti e Europa vorrebbero che la procedura si chiudesse rapidamente ma c’è da superare l’opposizione della Turchia. Il presidente Erdogan ha dettato le sue condizioni: i Paesi scandinavi devono dare l’ok all’estrazione di 30 “terroristi”, ovvero 30 esponenti del partito dei lavoratori del Kurdistan.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Maggio 2022, 09:48
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