L'inferno di Kiev, coprifuoco nella Capitale che aspetta l’attacco finale

L'inferno di Kiev, coprifuoco nella Capitale che aspetta l’attacco finale

di Giammarco Oberto

Un’altra notte di sirene. Un’altra notte di bombe e di morte. L’assalto finale a Kiev è cominciato dal cielo. Un martellamento di missili per fiaccare la resistenza dei difensori. E il morale dei cittadini. Gli obiettivi dell’artiglieria russa, appostata a venti chilometri di distanza, a nord, ovest e est, non sono militari. Sono le zone residenziali, i palazzoni di edilizia sovietica densamente popolati. Se Kiev cade, cade l’Ucraina.

Solo le luci dell’alba, oggi, ventunesimo giorno di guerra, riveleranno la portata della distruzione, in una città deserta: il sindaco Vitali Klitschko ha imposto 36 ore di coprifuoco, a partire dalle 20 di ieri fino alle 7 di giovedì. La misura prevede il divieto di circolazione per la città se non si hanno permessi speciali: si potrà uscire solo per raggiungere i rifugi in caso di allarme, ha spiegato l’ex pugile Klitschko: «Oggi Kiev vive il suo momento più difficile e pericoloso». Perché le strade della capitale sono una trappola, bersagliate da missili balistici, mortai, granate. Interi complessi residenziali sono già in macerie. Le bombe sono cadute fino a tre chilometri dal centro, dai palazzi governativi, dal presidente Zelensky. «Ci sono vittime negli edifici residenziali colpiti questa mattina presto» dall’artiglieria russa ha scritto ieri mattina sui social Klitschko.

Sono stati colpiti due grattacieli nel distretto di Sviatoshynskyi e uno a Podilskyi. Ma ai difensori era chiaro che era solo un assaggio.

Ieri Kiev ha aspettato una notte che secondo il governo ucraino sarebbe stata quella dell’attacco decisivo. Nella metropolitana è stata sospesa la circolazione dei treni: le stazioni sono state trasformate in un grande rifugio per la popolazione, e lo resteranno per tutta la durata del coprifuoco. Aspettano aiuti che difficilmente arriveranno. Sono soli. Il sindaco ha lanciato un appello estremo: ha invitato papa Francesco a recarsi in visita nella capitale ucraina. «Crediamo che la presenza di persona dei leader religiosi mondiali a Kiev sia la chiave per salvare vite umane e aprire la strada alla pace nella nostra città, nel nostro Paese e oltre». La lettera inviata al Pontefice è datata 8 marzo. Il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, ha confermato l’invio dell’invito al Papa. «Ci appelliamo a Lei, come leader spirituale - è il testo - perché mostri la sua compassione, e stia con il popolo ucraino diffondendo insieme l’appello alla pace».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Marzo 2022, 17:06
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