Il Governo rischia la crisi sul Salva Roma

Il Governo rischia la crisi sul Salva Roma

di Mario Landi
«Se in tanti hanno dei problemi, allora aiutiamo tutti quelli che hanno dei problemi: altrimenti non ci sono quelli più belli e quelli più brutti, anche perchè a Roma mi sembra che ci sia un sindaco che non ha il controllo della città». Matteo Salvini, a Pinzolo per la Pasquetta leghista, innesca il detonatore ai microfoni del Tg2 parlando del cosiddetto Salva Roma, ovvero la norma che più altre rischia seriamente di rompere l'alleanza giallo-verde al Governo.

Perché il Salva Roma (che M5s chiama volutamente Salva Italia) non è altro che l'operazione annunciata sul debito storico della Capitale dalla sindaca Virginia Raggi e dal viceministro dell'Economia, Laura Castelli, il 4 aprile scorso. Si tratta dell'intenzione di chiudere nel 2021 la struttura commissariale dipendente da Palazzo Chigi, che gestisce da anni tutti i debiti accumulati dalla Capitale fino al 2008: debiti arrivati al momento a quota 12 miliardi.

Secondo il M5s questa azione non comporterebbe oneri maggiori per lo Stato e per gli italiani, anzi produrrebbe dei risparmi e risorse in più a disposizione. Tuttavia la Lega (in Campidoglio) ne ha chiesto lo stop e Salvini ha rilanciato con un «o tutti o nessuno», riferendosi anche agli altri comuni a rischio dissesto. Sindaci come Clemente Mastella (Benevento) scrivono all'Anci per dichiarare la loro contrarietà ma fonti di M5s fanno sapere: «La Lega prova ad alzare un polverone inutile sul Salva Roma per distogliere l'attenzione dal caso Siri. Il sottosegretario si deve dimettere».

Al momento per ripagare i debiti di Roma nella gestione commissariale già confluiscono fondi statali (pari a 300 milioni ogni anno) insieme a fondi comunali (pari a 200 milioni). Chiudendola, la gestione di questi debiti passerebbe al Comune. I risparmi - stimati secondo gli ideatori di questa manovra in 2,5 miliardi - deriverebbero dalla rinegoziazione dei mutui con le banche da parte dello Stato e da una ricognizione del piano di rientro del debito. Tali fondi nelle intenzioni della Raggi potrebbero essere utilizzati anche per ridurre l'Irpef, attualmente tra le più alte a Roma. Per scongiurare la crisi di liquidità della gestione commissariale prevista a partire dal 2022, con possibili ripercussioni sul bilancio di Roma Capitale, lo Stato si farebbe carico di una parte dei debiti finanziari compensandoli «con una riduzione minima del contributo statale destinato ogni anno al commissariò». Nei prossimi tre anni, entro il 2021, verrebbe fissato in via definitiva il debito residuo. Poi si procederebbe alla chiusura della gestione commissariale.
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Aprile 2019, 09:23
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