Giusy Pepi, il mistero della telefonata quattro giorni dopo la scomparsa

Giusy Pepi, il mistero della telefonata quattro giorni dopo la scomparsa

di Emilio Orlando
Indagini senza sosta delle polizia di Ragusa per ritrovare Giusy Pepi, la 39 enne di Vittoria di cui non si hanno più notizie dal 15 ottobre scorso. La donna secondo quanto denunciato dal marito al commissariato si sarebbe allontanata da casa, lasciando i cinque figli nati dal loro matrimonio.

L' ultimo “segno vitale” , secondo quanto è emerso dall' esame dei tabulati e dallo “screening” delle localizzazioni cellullari sulle celle telefoniche, la scomparsa lo avebbe dato il 19 ottobre quattro giorni dopo la denuncia dei suoi famliari per la sua scomparsa. Giusy quel giorno ha chiamato un amico di Palermo con il quale ebbe una relazione sentimentale anni addietro. Inoltre la polizia avrebbe individuato il proprietario della macchina nera inquadrato dal video che Davide Avola consegnò al commissariato quando la moglie scomparve.


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Si tratterebbe di un vicino di casa che insieme alla moglie avrebbe accompagnato Giusy alla stazione perchè quest' ultima era terrorizzata e stanca delle violenze che subiva in famiglia. Le indagini della squadra mobile della questura di Ragusa diretta da Antonino Ciavola stanno seguendo per il momento diverse piste, prima fra tutte quella dell' allontanamento volontario, causato secondo quanto  riferito agli inquirenti da alcuni amici della coppia dal fatto che il coniuge sarebbe un uomo dal temperamento molto violento che picchiava spesso la moglie. Alle violenze del marito, avrebbero dichiarato altri testimoni sentiti come persone informate sui fatti, si aggiungevano anche quelle di due dei suoi cinque figli che menavano selvaggiamente la madre quasi a torturarla e per non farle venire i lividi la mettevano con la forza sotto la doccia con l' acqua gelata. Proprio la polizia che ha inviato un' informativa di reato alla procura della repubblica lanciarà prossimanente un' appello a Giusy Pepi, per fargli sapere che qualora decidesse di tornare può contare sulla protezione della polizia di Stato e delle altre istituzioni preposte alla tutela delle donne e delle persone più fragili. Dal canto suo Davide Avola, smentisce con forza le accuse che definisce illazioni, di quanti lo additano come un padre padrone violento e come uomo gelosi. Alcune amiche della moglie sostengono, che era accecato dalla gelosia morbosa tanto che teneva la moglie in casa chiusa come una prigioniera.


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«Sono persone cattive quelle che dicono che menavo mia moglie Giusy - sottolinea a gran voce  Davite Avola - in questi anni sono stato un marito ed un padre modello, ho cercato di tenerla lontano con tutte le mie forze da pericoli come la droga e dalle persone poco raccomandabili,  che in passato le avevano fatto male, tanto di ridurla in uno stato di grave depressione. Per Giusy ed i bambini ho dato tutto me stesso». Ieri mattina il tribunale per il minorenni, ha inviato a Vittoria in casa di Davide Avola e presso la scuola dei figli minori gli assistenti sociali per verifcare se la situazione psicologica in cui stanno vivendo possa nuocere al loro benessere. 


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Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Novembre 2018, 00:08
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