Giulio, ucciso dal Covid a 25 anni dopo una lunga malattia. Addio al guerriero col tatuaggio «Mai arrendersi»

Con dignità e determinazione, ha sempre cercato di condurre una vita normale. E ha lottato fino all'ultimo, facendo di quel motto una ragione di vita

Giulio, ucciso dal Covid a 25 anni dopo una lunga malattia. Addio al guerriero col tatuaggio «Mai arrendersi»

di Enrico Chillè

«Never back down» («Mai arrendersi»), recitava il tatuaggio che aveva sul petto. E così Giulio Marcato ha vissuto tutta la sua vita, combattendo contro una malattia grave e debilitante con fierezza e determinazione. Fino a quando le complicazioni del Covid non lo hanno ucciso, ad appena 25 anni.

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La malattia

Giulio Marcato, figlio unico, viveva a Cona (Venezia) con il padre Ermes e la madre Cinzia ed era affetto da una patologia grave, che gli aveva colpito il sistema nervoso periferico e forse di origine genetica. Con il passare degli anni, la malattia gli aveva reso sempre più difficile camminare, oltre a causargli frequenti attacchi di dolori fortissimi. Come scrive Diego Degan per Il Gazzettino, per tanti anni Giulio aveva combattuto con la malattia, cercando di vivere una vita normale nonostante questo fosse ai limiti dell'impossibilità. Chi lo conosceva sa quanta fatica facesse a muoversi normalmente, eppure lui sembrava non dar peso a quella difficoltà. Tanto che, fino a non molto tempo fa, riusciva anche a spostarsi in bicicletta.

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Il Covid

Negli ultimi mesi, a peggiorare la condizione di Giulio, le conseguenze del Covid.

Continui ricoveri in ospedale, con i genitori che avevano fatto di tutto per essergli accanto il più possibile. Di fatto, dopo aver contratto il Covid, Giulio non riusciva più a reggersi sulle gambe. E i genitori si alternavano per stare con lui in ospedale: papà Ermes di notte, mamma Cinzia di giorno, appena poteva staccare dal lavoro. La donna è dipendente della cooperativa di pulizie del Municipio e raggiungeva l'ospedale, distante circa cinque chilometri, a piedi, o se riusciva a farsene prestare una, in bicicletta. I genitori non si erano mai lamentati del sacrificio, ma non nascondevano a parenti e amici l'enorme preoccupazione per la salute del loro unico figlio.

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La morte

Alla fine, Giulio non ce l'ha fatta: è morto mercoledì scorso al Policlinico San Marco di Mestre. La notizia si è diffusa in paese nelle ore successive, lasciando tutti nello sconforto. E quel motto, che lui aveva voluto marchiare sulla propria pelle, è stato scritto anche nella sua epigrafe: «Mai arrendersi». I necrologi hanno anche anticipagto che domani sera, alle 20.30, si terrà la recita del rosario nella chiesa parrocchiale di Cona. Martedì mattina, alle 10.30, si terranno invece i funerali.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Agosto 2022, 15:00
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