Giulia uccisa a Ravenna, «il marito killer lasciò le impronte delle sue mani sporche di sangue»

Giulia uccisa a Ravenna, «il marito killer lasciò le impronte delle sue mani sporche di sangue»
Matteo Cagnoni «marchiò con il sangue la sua responsabilità»: sono le parole della Corte d'Assise di Ravenna, in riferimento alle tracce di impronte palmari trovate sulla scena del crimine dove fu uccisa Giulia Ballestri, massacrata a bastonate a 39 anni dal marito Cagnoni in una villa di famiglia da tempo disabitata nel centro della città romagnola.

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Quella delle impronte è solo uno dei tanti elementi contenuti nelle motivazioni depositate in mattinata, con le quali il tribunale di Ravenna ha spiegato la condanna all'ergastolo inflitta a Matteo Cagnoni, 53enne dermatologo, per il delitto avvenuto il 16 settembre del 2016. In totale 374 pagine nelle quali i giudici togati (presidente Corrado Schiaretti, estensore Andrea Galanti) hanno ricostruito l'intero processo isolando numerosi elementi a carico di Cagnoni e peraltro fornendo una possibile ricostruzione omicidiaria parzialmente nuova: ovvero con la vittima scaraventata dalla furia dei colpi oltre la balaustra del ballatoio, là dove era stata attirata con la scusa di esaminare dei quadri, fino a ricadere nel salone sottostante.

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Il 53enne si trova in custodia cautelare in carcere dal 19 settembre 2016, giorno in cui fu fermato dalla polizia nei pressi della villa paterna di Firenze. Il 23 novembre scorso è stato trasferito da Bologna a Ravenna innescando numerose polemiche. Per quanto riguarda il comportamento di Cagnoni, per la Corte «è bene rimarcare che proprio la natura zoppicante, cangiante, fallace oltre che mistificatoria e per la gran parte menzognera» di quanto dichiarato dal dermatologo, «ha spesso instradato l'operato» dell'accusa la quale avrebbe addirittura, «proprio seguendo le tracce dichiarative di Cagnoni, introitato notevoli e anche decisivi supplementi d'indagine». 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Dicembre 2018, 19:49
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