Le tragiche morti di Giulia e Pierpaola, Claudia Conte: «Ora è indispensabile una rivoluzione culturale»

L'intervento della conduttrice del programma “Cambiare si può. Storie di successo al femminile” tutte le domeniche in diretta su Rai Isoradio

Le tragiche morti di Giulia e Pierpaola, Claudia Conte: «Ora è indispensabile una rivoluzione culturale»

di Claudia Conte *

 La tragica morte di Giulia Tramontano, di Pierpaola Romano ma anche di Maria, Francesca, Giovanna e tutte le vittime di violenza devono farci capire che è indispensabile una rivoluzione culturale. Secondo i dati aggiornati della direzione centrale anticrimine del Ministero dell’Interno, analizzando solo il periodo dal 1 gennaio al 3 giugno 2023, sono state uccise 48 donne di cui 37 in ambito familiare/affettivo. Nel 2020 119, nel 2021 120 e nel 2022 126.

In sostanza, mediamente ogni tre giorni una donna viene uccisa. Dati assolutamente allarmanti che dimostrano come la violenza sulle donne sia un fenomeno strutturale prima che emergenziale, e quindi strutturalmente vada affrontato. Con uno sforzo congiunto. Tutti abbiamo la responsabilità di arginare questa piaga, che affonda le sue radici in una disparità di potere economico e culturale che intercorre tra uomo e donna. Credo che tutti dovremmo fare un mea culpa. Devono farlo la scuola, le famiglie, i media, la politica e anche i comuni cittadini. La rivoluzione culturale cui mi riferivo necessita di una educazione ai sentimenti, che dovrebbe entrare nelle scuole come materia di insegnamento. È una strada lunga da percorrere, che sicuramente passa anche dal linguaggio che si usa; è ormai necessaria nelle scuole, nei gruppi di ascolto, nella società. La vera, profonda mission della scuola sarebbe chiedersi che società vogliamo, che modello costruire e perseguire.

 

Esistono uomini che si sentono in diritto di abusare fisicamente ed emotivamente delle donne. Esistono uomini che ancora considerano la donna un oggetto da possedere o almeno un essere che non ha il diritto di osare. Osare di interrompere una relazione, nella maggior parte dei casi. E questi uomini, che non sono affatto pochi, procurano danni incalcolabili, non solo sulle vittime, ma sull’intera collettività. Soffermiamoci su un risvolto del fenomeno, ossia sui danni che subisce l’intera società a causa della violenza, soprattutto emotiva,  che è costretta a sopportare la donna. Gli effetti della violenza contro le donne investono la sanità pubblica, oltre che incidere sulla salute fisica e mentale della singola donna che la subisce.

Le conseguenze,  infatti,  determinano isolamento e quindi incapacità di educare al meglio i figli, con i conseguenti disturbi emotivi che finiranno per subire questi ultimi. Gli effetti,  insomma, si ripercuotono sul sistema società nella sua interezza, già alle prese con mille altri problemi. Per tali motivi occorre assolutamente arginare il fenomeno. In primo luogo occorre sollecitudine da parte degli organi inquirenti e soprattutto di quelli giudicanti, che nell’immaginario collettivo non sono così solerti nel ridurre la pericolosità del soggetto attivo. In tal senso, negli ultimi anni, almeno a livello normativo molto è stato fatto per il contrasto alla violenza di genere.  Il provvedimento che maggiormente ha inciso è la legge n. 69 del 2019, il  cosiddetto codice rosso, che ha rafforzato le tutele processuali per le vittime.

Il problema resta la rapidità di esecuzione, necessaria per evitare le possibili estreme conseguenze. Ma prima ancora della repressione, assume valenza sostanziale la prevenzione. Un’istituzione che tanto potrebbe fare in tal senso è la scuola, il cui scopo primario dovrebbe essere quello di formare coscienze oltre che incidere sulla formazione culturale dei ragazzi.

Ho sentito narrare “gesta” di maestri delle elementari degli anni sessanta e settanta che si rivolgevano ai maschietti ammonendoli sul corretto comportamento da tenere con le femminucce. Incredibile, vero? E, cosa ancora più incredibile, pare che i maschietti seguissero gli insegnamenti ricevuti! Tali mitologici maestri tendevano a far apparire le fanciulle come creature soavi, da ammirare e rispettare. Oggi sembra che le priorità siano altre. In nome della libertà incondizionata, stiamo allevando quasi dei mostri.

Lo sono davvero, e questo è incontrovertibile,  quelli che poi picchiano e vessano le donne. Ultimo aspetto da considerare e che forse è sottovalutato, riguarda la possibilità di fornire assistenza ai soggetti attivi del fenomeno violenza contro le donne. Perché di certo tali uomini soffrono di malesseri che gli specialisti potrebbero affrontare e limitare, e magari risolvere.

*conduttrice del programma “Cambiare si può. Storie di successo al femminile” tutte le domeniche in diretta su Rai Isoradio


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Giugno 2023, 21:49
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