La giovane violentata in Circumvesuviana: «Il mio corpo è diventato uno scarto»
di Simone Pierini
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«Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti», scrive ancora la ragazza che oggi, per la prima volta dopo 15 giorni, è uscita di casa. «Mi sono seduta e non l'ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all'accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza».
«Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice». Dopo tante parole cupe e dense di pessimismo affiora uno spiraglio di speranza: «Mi piacerebbe essere a capo di un'associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l'unico modo per accettarlo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Marzo 2019, 20:31
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