Giornata mondiale dei disturbi del comportamento alimentare, tra i giovanissimi casi raddoppiati dopo la pandemia: ricoveri in aumento del 50%

Al pronto soccorso accessi +97% e ricoveri +50%. Primi segnali già a 8 anni. Oggi la giornata nazionale

Disturbi alimentari tra i giovanissimi, casi raddoppiati dopo la pandemia: ricoveri in aumento del 50%

di Lorena Loiacono

Iniziano a mangiare sempre meno e poi smettono quasi del tutto, fino a stare male. I disturbi del comportamento alimentare, negli anni della pandemia, sono raddoppiati e colpiscono bambini sempre più piccoli. È un drammatico bilancio quello fatto dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù, per la giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, che si celebra oggi.

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I dati sull'anoressia

Gli accessi al pronto soccorso sono infatti raddoppiati negli ultimi due anni, passando da 463 a 911 (+96,8%); i ricoveri ordinari sono invece passati dai 362 del 2019-2020 ai 565 del 2021-2022, con un aumento del 56%. I disturbi del comportamento alimentare coinvolgono in Italia circa 3 milioni di persone, vale a dire il 5%: il 90% sono donne, anche se sono sempre più numerosi gli uomini. Secondo una ricerca dell’Istituto superiore di sanità il 59% degli utenti colpiti da disturbi alimentari ha un’età compresa fra 13 e 25 anni, il 6% meno di 12. L’anoressia nervosa rappresenta il 42,3% dei casi, la bulimia nervosa il 18,2%.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, rappresentano nel mondo la seconda causa di morte per le ragazze tra i 12 e i 25 anni. Tra le patologie psichiatriche, i disturbi alimentari hanno il più alto indice di mortalità: nel caso dell’anoressia nervosa il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. In Italia, bulimia e anoressia causano più di 4000 morti.

 

Allarme social

Negli ultimi anni si assiste purtroppo a un abbassamento dell’età, nell’arrivo dei sintomi, già a 8-9 anni sia per l’abbassamento dell’età puberale nelle bambine sia a causa dei social network, che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.

La federazione ginnastica d’Italia e l’istituto auxologico otaliano hanno avviato una collaborazione per proteggere gli atleti adolescenti tramite una mirata azione preventiva, con il contributo di professionisti specializzati, fornendo una risposta al fenomeno dei disturbi dell’alimentazione tra i giovani che praticano attività agonistica, rimasto finora in ombra.

Oggi sarà presentato presso il Bambino Gesù il documentario Vite Sottili, che sarà trasmesso stasera in prima tv su Real Time alle 22,40 e racconterà le storie di tre ragazze tra i 14 e i 18 anni e dei loro genitori, all’interno dell’ospedale pediatrico. E a partire dalle 14,30, diretta social sulla pagina facebook dell’Ospedale sui disturbi del comportamento alimentare: i medici del Bambino Gesù risponderanno alle domande delle famiglie.

«Già in terza elementare sono schiavi dell’idea di avere un corpo perfetto»

Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, sono raddoppiati gli accessi al pronto soccorso, la situazione è sempre più grave?

«Purtroppo i casi di disturbi alimentari sono diventati abbastanza frequenti.

Assistiamo a situazioni critiche dove c’è la necessità di intervenire con specialisti».

L’età si è abbassata?

«Ci sono casi anche dagli 8 anni in su. L’anoressia rappresenta l’intenzione di dimagrire: spesso inizia con una cura dell’alimentazione che, a causa dell’ansia, degenera fino a smettere di mangiare».

Che cosa accade all’organismo?

«Quando si smette di mangiare o lo si fa in maniera insufficiente arrivano serie conseguenze sul piano fisico. Bisogna intervenire per scongiurare ripercussioni permanenti».

Sono colpiti anche i bambini?

«Anche i bambini ormai sono influenzabili sul piano fisico, c’è un’attenzione all’immagine del corpo che inizia già in terza elementare. I genitori devono imparare a parlare di questi temi con i propri figli, anche confrontandosi con un medico».

C’è anche chi smette di mangiare all’improvviso?

«Purtroppo ci sono anche bambini che tutto di colpo smettono di mangiare e di bere. Può accadere dopo un trauma, ad esempio se il cibo è andato di traverso, ma in quel caso bisogna intervenire nei primissimi giorni: si chiede il parere al pediatra e poi si va al pronto soccorso, anche per escludere patologie organiche».

In quel caso come si interviene?

«Il bambino non ha un costrutto mentale su cui poter intervenire. Innanzitutto bisogna rialimentare e idratare il paziente, con un ricovero: i bambini arrivano emaciati, con i battiti molto lenti. Quando non mangiano si abbassa la frequenza cardiaca e il problema si vede anche dai valori del sangue».

Perché con il covi la situazione si è aggravata così tanto?

«Perché è venuta a mancare quella risorsa importante, che fa da ammortizzatore, che è la socialità con cui tutto si stempera. È venuta meno la spinta vitale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2023, 08:08
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