Strage sulle strade, il giornalista Valdiserri: «Bene i controlli, ma prudenza e educazione partono da noi»

La lezione di un padre: "Per ricordare il nostro Francesco un evento alla Sapienza"

Strage sulle strade, il giornalista Valdiserri: «Bene i controlli, ma prudenza e educazione partono da noi»

di Luca Valdiserri *

Più controlli? Giustissimo, ma costano e per farli servono più agenti in servizio sulle strade. Più lavori strutturali sulle strade? Sicuro, ma richiedono tempo. Più multe, anche se Salvini sembra pensarla diversamente? Sono un bel deterrente, però non bastano. Pene più severe? Si può discutere, ma è più importante che le punizioni siano certe piuttosto che esemplari solo sulla carta.

Tutti hanno una ricetta per cercare di fermare le stragi legate agli omicidi stradali. Ma quasi sempre parliamo di qualcosa “estraneo” a noi, lamentandoci di quello che altri non fanno. Ci sono, invece, almeno due comportamenti importantissimi che possiamo attivare da soli e quasi a costo zero: il primo è la prudenza e il secondo è l’educazione.

Guidare dopo aver bevuto alcolici o aver assunto droghe rende chi lo fa un’arma carica e puntata contro il prossimo. Non è un concetto in discussione. Moltissimi, però, “chattano” mentre sono al volante. Rispondono al cellulare anche se non hanno il viva voce.

Usano il navigatore a volume spento perché, magari, nel frattempo ascoltano la radio o la musica. Sembrano comportamenti “normali”, poco pericolosi. Ma non è così e la cosa vale anche per un pedone che attraversa la strada o per chi sale su una bicicletta, un monopattino o una moto. Rispondere al telefonino fa distogliere lo sguardo dalla strada per alcuni secondi, un tempo che, alla guida di un veicolo, possono diventare fatali. Rilievi della Polizia Stradale dicono che a una velocità di 50 km/h bastano due secondi per percorrere 30 metri nei quali è come se si guidasse bendati. Il pericolo aumenta con la velocità: a 130 km/h bastano tre secondi di distrazione per percorrere 108 metri senza guardare la strada.

C’è poi il discorso dell’educazione stradale (e civica), che deve partire dalla scuola dell’obbligo e arrivare fino all’Università. Più conosciamo e meno sbagliamo. È anche per questo che ricorderemo mio figlio Francesco, investito e ucciso il 20 ottobre, in un evento alla Sapienza il 30 novembre proprio su questi temi (l’ingresso è libero ma bisogna prenotarsi al link https://eventiaulamagna.uniroma1.it). Solo seminando tra i giovani potremo raccogliere i frutti.

*giornalista del Corriere della Sera e padre di Francesco


Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Dicembre 2022, 18:00
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