Crisi culle, De Palo: «In Italia con un bimbo si diventa poveri, bisogna usare il Pnrr per le famiglie»

Crisi culle, De Palo: «In Italia con un bimbo si diventa poveri, bisogna usare il Pnrr per le famiglie»

di Valeria Arnaldi

Gianluigi De Palo, presidente nazionale Forum delle Associazioni Familiari, quanto è grave la crisi delle nascite?

«Gravissima. Sta per crollare il sistema. Sono i numeri a dirlo».

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Come si manifesterà il crollo?

«Si vedrà in welfare, scuola, pensioni, sanità. I Comuni che oggi hanno una scuola, magari non la avranno più. La sanità, che ora è gratuita, sarà a pagamento. E via dicendo».

Quando accadrà?

«Le crepe nel sistema già ci sono».

C’è chi scorge vantaggi nel calo demografico.

«Qualsiasi demografo dice il contrario, il sistema deve mantenersi in equilibrio. Si pensa che il calo possa portare a più posti di lavoro disponibili, non è così. Basta un esempio: meno bambini significa scuole che chiudono e professori licenziati».

Cosa si dovrebbe fare?

«Si deve prevedere un piano d’azione che, nei prossimi 10 anni, ci porti a 500mila nati all’anno.

I soldi del Pnrr vanno investiti anche su questo, come hanno fatto altri Paesi. In Italia c’è desiderio di fare figli, ma mettere al mondo un bimbo da noi è una causa di povertà».

Molti aiuti, negli anni, sono stati pensati per fasce giovanili, che raramente pensano a fare figli, e non per quelle più adulte.

«Impegnare il Pnrr per la natalità significa anche mettere le generazioni in età fertile in condizione di vivere dignitosamente, avere una casa e un lavoro. Gli asili nido sono importanti, ma bisogna prima far ripartire la natalità».

La parità di genere, sul lavoro, aiuterebbe?

«Nei Paesi Ue dove il tasso di natalità è superiore, lo è pure il tasso di occupazione femminile. Ma bisogna progettare più interventi: migliorare l’assegno unico, mettere i giovani in condizione di non dover andare all’estero, aumentare l’impiego femminile, prevedere servizi, creare le premesse affinché le partite iva abbiano le stesse tutele dei dipendenti».

Perché non si interviene?

«La politica, oggi, ragiona sul presente».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Luglio 2022, 07:38
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