Genitori social, stop all'uso delle immagini dei figli: la Francia fa da apripista, l'Italia prenderà esempio

Lunedì scorso a Parigi si è discussa la proposta di legge contro lo "sharenting" (crasi di sharing e parenting), parola che indica il fenomeno della condivisione social di foto e video di bambini da parte dei parenti

Genitori social, stop all'uso delle immagini dei figli: la Francia fa da apripista, l'Italia prenderà esempio

di Valerio Salviani

Il mondo ha bisogno di una legge che tuteli i bambini sui social. Lo dicono i numeri, inquietanti. Circa il cinquanta percento delle foto pubblicate in pubblica piazza da genitori inconsapevoli, diventano materiale per forum pedopornografici. Si è fatta avanti per prima la Francia, su richiesta del presidente Emmanuel Macron. E potrebbe diventare un esempio per gli altri, Italia compresa. Lunedì scorso a Parigi si è discussa la proposta di legge contro lo "sharenting" (crasi di sharing e parenting), parola che indica il fenomeno della condivisione social di foto e video di bambini da parte dei parenti.

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Addio foto social dei figli?

Lo fanno gli influencer, con rischio moltiplicato per il numero di follower, ma non solo. Bruno Studer, il parlamentare macronista che ha proposto la legge, ha citato un dato dell'Observatoire de la Parentalité & de l'Éducation numérique, secondo cui almeno un genitore su due in Francia ha condiviso una o più foto dei figli minorenni su piattaforme come Instagram, Facebook, YouTube o TikTok.

«Contro la tentazione della viralità bisogna privilegiare l'imperativo dell'intimità spiega Studer, deputato di Renaissance, il partito del presidente Macron il messaggio per i genitori in una società sempre più digitalizzata è che il loro compito sia anche quello di proteggere la privacy dei figli, imprescindibile per la sicurezza, il benessere e lo sviluppo».

I numeri

A supporto del disegno di legge ha citato alcuni numeri, sviluppati nel 2018 dalla Children's Commissioner for England: si stima che un bambino appaia in media in 1.300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni, sui propri account, su quelli dei genitori o dei famigliari. Ovviamente, senza alcun consenso. Molti dei piccoli vengono "esibiti" già dai primi giorni in culla e c'è anche chi tira fuori lo smartphone in sala parto, per non perdere tempo.

La Francia permette già alle "vittime" inconsapevoli di denunciare i genitori, una volta maggiorenni, con pene previste da 35mila euro di multa fino a un anno di detenzione.

Inoltre, c'è chi ha citato lo sharenting nelle cause di divorzio, per dimostrare l'inaffidabilità dell'ex partner. La Francia ci sta provando. E l'Italia? Da noi se ne parla, ma non nei palazzi del potere. Per il momento resta un argomento snobbato. L'autorità garante per i diritti dell'infanzia e l'adolescenza (Agia) ha posto la questione alla premier Giorgia Meloni ormai da qualche mese. A Palazzo Chigi non se n'è ancora discusso, ma non è escluso che succederà in futuro. In fondo, in ballo c'è l'eredità più importante, i nostri figli.

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Marzo 2023, 16:06
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