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«Non c'è - sottolinea - un meccanismo automatico di tamponamento della popolazione, chi ha i sintomi deve autodenunciarsi e sottoporsi a tampone.
Non solo, è un'arma a doppio taglio perché chi si sottopone a tampone, anche se è negativo, deve mettersi in quarantena. Così chi si sottopone a test sierologico, con esito positivo con tampone negativo, quindi clinicamente ha superato la malattia e non è più contagioso, deve comunque stare in quarantena senza che gli venga fatto un secondo tampone».
Questo, a detta di Galli, «è un sistema che disincentiva i test e quindi il tracciamento del contagio». In generale, «per quanto riguarda l'apertura dei pubblici esercizi, credo che piuttosto che pensare ai plexiglas tra i tavoli sarebbe meglio concentrare l'attenzione nell'identificare le persone che hanno un'infezione in atto, cioè che sono positive e che vanno in giro nonostante tutto».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Giugno 2020, 10:34
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