L'infettivologo Galli: «Non sono contento di come vanno le cose, c'è un eccesso di libertà»

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L'infettivologo Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, una delle strutture da mesi in prima linea contro il coronavirus, è stato intervistato oggi dal quotidiano Il Giornale. E la sua opinione non è positiva rispetto a quanto sta accadendo in questi giorni: «Io non sono assolutamente contento di come stanno andando le cose», «c'è stato un eccesso di licenze», ha detto Galli, secondo cui ci sono stati troppi «segnali contradditori» sulle precauzioni da usare e il sistema «disincentiva» i tamponi della popolazione.

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«Non c'è - sottolinea - un meccanismo automatico di tamponamento della popolazione, chi ha i sintomi deve autodenunciarsi e sottoporsi a tampone.
Non solo, è un'arma a doppio taglio perché chi si sottopone a tampone, anche se è negativo, deve mettersi in quarantena. Così chi si sottopone a test sierologico, con esito positivo con tampone negativo, quindi clinicamente ha superato la malattia e non è più contagioso, deve comunque stare in quarantena senza che gli venga fatto un secondo tampone
».

Questo, a detta di Galli,
«è un sistema che disincentiva i test e quindi il tracciamento del contagio». In generale, «per quanto riguarda l'apertura dei pubblici esercizi, credo che piuttosto che pensare ai plexiglas tra i tavoli sarebbe meglio concentrare l'attenzione nell'identificare le persone che hanno un'infezione in atto, cioè che sono positive e che vanno in giro nonostante tutto».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Giugno 2020, 10:34
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