Fredy Pacini, tutti i reati del moldavo ucciso. Ai poliziotti disse: «Sono in Italia per rubare»

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di Domenico Zurlo
«Sono in Italia per rubare»: così Vitalie Tonjoc, il moldavo ucciso da Fredy Pacini nella sua azienda di gommista, aveva risposto qualche tempo fa ai poliziotti che lo avevano fermato, per poi rimetterlo in libertà poco dopo. Su di lui pendeva un ordine di cattura: doveva scontare una condanna di 2 anni e 8 mesi per furto di biciclette a Sondrio: Vitalie rubava bici di valore per rivenderle in Moldavia, e per farla franca usava sul passaporto il cognome della moglie.

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Uno stratagemma per eludere la polizia: a suo nome c’era invece una sfilza impressionante di precedenti penali: ricettazioni, lesioni personali, danneggiamenti, furti in case e garage, tantissimi i reati a carico del moldavo, che si sarebbe salvato la vita se si fosse costituito dopo la condanna. E invece lo scorso 27 novembre è entrato nell’officina di Fredy Pacini per derubarlo, ed è stato ferito a morte dal gommista toscano.

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Fredy, ora sotto accusa per eccesso colposo di legittima difesa, dormiva in azienda da 4 anni, dopo decine di furti subìti, e non ha avuto remore a sparare, duramente provato dalla frustrazione. Secondo i suoi legali, il moldavo sarebbe stato ucciso da un proiettile rimbalzato in modo strano: dall’esame balistico emergerà la verità (forse) definitiva.
 
 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Dicembre 2018, 20:55
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