Allarme stupri, la criminologa Bolzan: «Porno scambiato per realtà: così cresce l’aggressione di gruppo»

Allarme stupri, la criminologa Bolzan: «Porno scambiato per realtà: così cresce l’aggressione di gruppo»

di Valeria Arnaldi

Stupri di gruppo, dove il “branco” sempre più spesso vede protagonisti dei ragazzi, anche minorenni. Flaminia Bolzan, criminologa, come mai sta aumentando questo tipo di violenze tra i giovani?

«C’è una maggiore e più semplice fruizione della pornografia che, soprattutto nel caso dei ragazzi più giovani, sposta l’asticella in avanti e può portare a un’idea della sessualità estrema, molto distante da quella che siamo abituati a considerare tradizionale».

Dunque, la violenza si fa sempre più complessa, anche collettiva?

«La dipendenza dal gruppo è un altro fattore chiave di questo problema. E a ciò va aggiunto la considerazione, sempre più scarsa che i ragazzi hanno dell’altro, e, in particolare della donna che viene considerata alla stregua di un oggetto e come tale trattata, nonché condivisa con gli altri membri del gruppo».

I casi di cronaca ci hanno rivelato che, spesso, tra gli stupratori ci sono proprio i fidanzati delle vittime: come è possibile?

«Le logiche alla base di queste violenze sono ben lontane dal sentimento. In questa epoca, si è perso molto del senso di umanità. Manca il senso di empatia, si è perduto totalmente. Qui i fidanzati non si sono domandati cosa avrebbe potuto provare le ragazze. Il recente caso avvenuto a Ostia è emblematico: alla vittima è stato chiesto di fare sesso di gruppo, ha detto no e allora è stata costretta».

A forzarla è stato, appunto, il fidanzato.

«L’ha portata dagli amici con quello scopo.

Aveva un’intenzione chiara e precisa. Il sentimento porta a tutelare la persona alla quale si vuole bene, a proteggerla. Qui c’è un ribaltamento completo del concetto. Chi dovrebbe proteggere è proprio colui che, invece, espone al male».

Come si può sanare una situazione drammatica come questa?

«La parola chiave è “educazione”. È assolutamente necessario che i ragazzini tornino a sviluppare empatia nei confronti dell’altro».

Questa mancanza è anche alla base del revenge porn?

«Sì, ma dipende anche dalla proliferazione di mezzi di condivisione, c’è grande facilità a scambiare video. Chi li manda, considerandoli privati, crede che chi li riceve li custodirà gelosamente, ma spesso vengono condivisi tra ragazzi e non necessariamente con intenti crudeli, a volte pensando a una forma di goliardia. Poi continuano a girare in rete, si diffondono sempre più e la situazione diventa sempre più grave».

I protagonisti di queste vicende, lo abbiamo detto, sono anche molto giovani, come si dovrà intervenire per il loro futuro?

«Le vittime dovranno essere aiutate a elaborare il trauma. Il rischio è la perdita di fiducia nell’altro. Gli abusatori inizieranno a prendere coscienza del crimine commesso con il processo, poi i casi andranno valutati uno per uno, anche dal punto di vista del percorso psicologico».


Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Ottobre 2022, 16:05
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