«Mio figlio disabile discriminato: per lui niente mensa a scuola», lo sfogo di una mamma

«Mio figlio disabile discriminato: per lui niente mensa a scuola», lo sfogo di una mamma

di Alessia Strinati
Niente mensa per il figlio disabile. Loredana De Cata, mamma di Francesco, 11 anni, che frequenta la scuola elementare  il Santa Chiara-Pascoli-Altamura di Foggia, ha voluto denunciare su Facebook una grave mancanza da parte dell'istituto, una vera e propria discriminazione nei confronti del sul suo bambino disabile, affetto da paralisi cerebrale.

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A partire da lunedì 15 ottobre Fracesco non potrà più mangiare a mensa con i suoi compagni per mancanza di personale. Il bambino ha bisogno di un'assistenza costante durante il pasto, visto che non è in grado di mangiare da solo, ma mancando la persona che se ne occupava non gli sarà più possibile mangiare a scuola. «Lo scorso anno dopo varie lotte è arrivata un OSS (operatore socio sanitario). Stamattina la referente al sostegno della scuola mi chiama per dirmi che lunedì non ci sarà nessuno che farà mangiare Francesco e che vi sono due soluzioni alternative: 1 andare a prendere Francesco prima dei pasti; 2 la famiglia paga da se un OSS (visto che Francesco prende indennità e assegno di cura)», scrive la mamma sulla sua pagina Facebook.

Una mancanza che comporterà una forma di emarginazione per Francesco, ma la scuola, dal canto suo ha provato a difendersi dicendo che per il bambino sono state messe a disposizioni tutte le figure necessarie per il suo sostegno, purtroppo però, nessuna di loro è abilitata a supportarlo durante i pasti. «L'educatore fornisce assistenza specialistica funzionale ai processi di apprendimento e alla socializzazione degli alunni con disabilità, ma non può essere utilizzato per le operazioni connesse alla somministrazione del pasto. In questo quadro va citata anche la posizione incomprensibile dell'A.S.L. che, interpellata periodicamente in merito alla questione dell'alunno, non ha reso disponibile la figura dell'assistente, nell'anno scolastico in corso e negli anni pregressi», hanno fatto sapere i dirigenti scolatici.

Per Loredana si tratta comunque di una forma di discriminazione e conclude: «Voglio dire a voi signori della Asl e della scuola, che i soldi che prende mio figlio servono per il suo benessere: terapie extra (poiché l'ASL ne passa solo un minimo), medicine, integratori, viaggi per visite specialistiche, infermieri, ecc - scrive su Facebook -. Il personale che serve a scuola non rientra nelle nostre competenze. Tu scuola @ Istituto comprensivo Santa Chiara - Pascoli - Altamura stai discriminando un alunno».
 
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Ottobre 2018, 16:16
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